WASHINGTON – Il Donald Trump in versione imperialista trova il muro di partner e alleati, che denunciano e respingono le sue ambizioni di annettere il Canada e la Groenlandia (che appartiene alla Danimarca, Paese Nato) e di riprendersi il Canale di Panama con l’uso della forza, rinominando pure il Golfo del Messico in Golfo d’America.

Levata di scudi anche contro la sua richiesta di portare al 5% del Pil le spese per la difesa. Il presidente eletto insiste, pubblicando su Truth due cartine con il Canada negli Stati Uniti, ma le reazioni sono dure e compatte. Quelle più significative arrivano dalla Germania e dalla Francia, i due Paesi più importanti dell’Europa, che hanno preso posizione anche contro le bordate di Elon Musk ad alcuni leader europei.

“L’inviolabilità dei confini è un principio fondamentale del diritto internazionale”, ha attaccato in conferenza stampa il cancelliere tedesco (dimissionario) Olaf Scholz. In un tweet successivo in inglese, Scholz ha ribadito la posizione di Berlino secondo cui “i confini non devono essere spostati con la forza” e ha rivelato che l’ultima uscita di Trump ha causato “un notevole disagio” tra i capi di Stato e di governi europei con cui ha parlato. Il cancelliere ha punzecchiato il tycoon anche riferendosi all’invasione di Putin in Ucraina, ammonendo che il principio dei confini sovrani “si applica a ogni Paese, sia a Est che a Ovest”. 

Altolà anche da Parigi. Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha ricordato che la Groenlandia è “territorio europeo” e ha escluso “che l’Ue possa permettere ad altre nazioni nel mondo, chiunque esse siano... di attaccare i suoi confini sovrani”. “Dobbiamo svegliarci e rafforzarci, militarmente, nella competizione, in un mondo in cui prevale la legge del più forte”, ha ammonito.

Mentre la portavoce del governo francese Sophie Primas ha parlato apertamente di una “forma di imperialismo” nei commenti di Trump. Bruxelles ha cercato di gettare acqua sul fuoco ma una portavoce della Commissione Ue ha puntualizzato che “la sovranità degli Stati deve essere rispettata, e questo vale anche per il Regno di Danimarca”. E ha respinto anche la richiesta del 5% del Pil per la Nato: “Non abbiamo questo obiettivo di spesa nell’Ue”. Istanza bocciata pure da socialdemocratici e liberali in Germania (“non siamo a un bazar”), e dal ministro della Difesa italiana Guido Crosetto, secondo cui a decidere sarà la prossima assemblea Nato dei leader ma “il 5% in questo momento sarebbe impossibile per quasi tutte le nazioni al mondo”.

La premier danese Mette Frederiksen ha già messo in chiaro che “la Groenlandia appartiene ai groenlandesi”, anche se il suo ministro degli Esteri Lars Lokke Rasmussen ha preferito toni più morbidi aprendo al dialogo su come rafforzare la cooperazione. Intanto il leader della Groenlandia Egede è volato dal re danese Frederik. Sullo sfondo le elezioni di aprile, con un possibile referendum indipendentista su cui conta Trump, anche se il segretario di Stato Antony Blinken ha escluso una futura annessione. 

Reazioni piccate anche da Ottawa, nonché da Panama, secondo cui “la sovranità del canale non è negoziabile”. “Appartiene ai panamensi e continuerà a essere così”, ha tagliato corto il ministro degli Esteri Javier Martínez-Acha. Sostegno dal Parlamento del Costa Rica.

Sarcastica invece la replica della presidente del Messico, Claudia Sheinbaum: durante la presentazione di un catalogo storico, quando sulle mappe venivano usati altri nomi per i territori, ha chiesto “perché non la chiamiamo America messicana? È un bel nome, vero?”. Dall’Onu è arrivato un messaggio chiaro: “Abbiamo a che fare con un’amministrazione americana per volta ma la questione riguardo sovranità e integrità territoriale è ampiamente trattata nella Carta Onu che tutti gli Stati membri hanno firmato”.