SYDNEY - L’accordo multimilionario tra il Commissario australiano per l’informazione e Meta, società madre di Facebook, è stato raggiunto oggi dopo una mediazione ordinata dal tribunale, iniziata nel febbraio 2024.

“Il risarcimento di oggi rappresenta il pagamento più alto mai dedicato alla tutela della privacy degli individui in Australia”, ha dichiarato il Commissario australiano per l’informazione, Elizabeth Tydd.

“Fornisce una risoluzione sostanziale alle preoccupazioni sollevate dalla vicenda Cambridge Analytica, offre agli australiani potenzialmente coinvolti l’opportunità di ottenere un risarcimento tramite il programma di pagamento di Meta e pone fine a un lungo contenzioso giudiziario”.

Il Commissario aveva avviato il procedimento contro il colosso tecnologico presso la Corte Federale nel 2020, dopo che i dati personali degli utenti di Facebook erano stati condivisi senza il loro consenso con la società di consulenza Cambridge Analytica. Si ritiene che le informazioni personali di alcuni utenti australiani siano state divulgate all’app This is Your Digital Life e rischiassero di essere utilizzate per profilazioni politiche.

L’app, che si presentava come un test della personalità, ha raccolto dati su decine di milioni di persone, sui loro amici di Facebook e persino su coloro che non avevano scaricato l’app.

Come parte dell’accordo, il Commissario ha ritirato il procedimento civile presso la Corte Federale. Meta dovrà ora nominare una parte terza per gestire il pagamento di 50 milioni di dollari, che sarà distribuito in due livelli.

Il primo risarcimento riguarda coloro che hanno sperimentato disagio o imbarazzo a causa della violazione. Il secondo livello sarà destinato a coloro che possono dimostrare di aver subito danni o perdite materiali.

“Questo schema di pagamento dimostra che tutte le entità che operano in Australia devono essere trasparenti e responsabili nel trattamento delle informazioni personali, in linea con la legge australiana sulla privacy”, ha affermato Tydd.

“Questo vale anche per le multinazionali che operano qui. Gli australiani devono avere la certezza che, quando forniscono informazioni personali, queste siano protette dal Privacy Act, indipendentemente da dove vengano trasferite”.