Sono stati 196 gli insegnanti che, lo scorso venerdì 28 marzo, hanno partecipato alla Conferenza annuale organizzata da VATI – Victorian Association of Teachers of Italian – presso il Catholic Leadership Centre di Melbourne East. Un successo in termini di partecipazione, che ha colpito anche gli organizzatori, come sottolineato da Ferdinando Colarossi, presidente della VATI.

In apertura dei lavori, Colarossi ha ricordato come quest’incontro rappresenti un “momento fondamentale per la nostra comunità educativa, un’occasione per condividere esperienze, rinnovare l’entusiasmo e rafforzare il nostro impegno nella promozione della lingua e cultura italiana in Australia”. Il presidente ha poi ceduto la parola a Chiara Mauri, console generale d’Italia a Melbourne che, per la prima volta davanti alla platea di insegnanti, ha espresso la propria gratitudine per il ruolo fondamentale svolto nel diffondere la lingua, la cultura e l’identità italiana. 

“La lingua italiana – ha detto la Console – è molto più di un semplice strumento di comunicazione: è un ponte che unisce le persone di diverse culture, tradizioni e origini. È un veicolo attraverso il quale raccontiamo i valori, le storie e le bellezze che caratterizzano il nostro Paese”.

Chiara Mauri ha ricordato come, all’interno della realtà australiana, il Victoria sia uno Stato particolarmente attento all’insegnamento delle lingue, tanto che si è anche dotato di una Language Policy, che riconosce l’importanza della diversità linguistica e culturale. “In uno Stato che ha sempre dimostrato un forte impegno verso l’integrazione e valorizzazione delle diverse lingue e culture, l’italiano ha un posto di grande rilievo. La Language Policy non solo sostiene l’insegnamento delle lingue straniere, ma contribuisce alla creazione di un ambiente più inclusivo e pluralista”.

Nella consapevolezza che ci sia ancora molto lavoro da fare, la Console ha annunciato di aver riattivato, con il governo del Victoria, un negoziato per il rinnovo del protocollo di intesa (Memorandum of Understanding) sull’insegnamento della lingua italiana nello Stato, per aggiornare la “cornice formale entro la quale si sviluppa questa collaborazione fra Italia e Victoria in questo ambito”. Durante il suo intervento, la Console ha ricordato agli insegnanti l’importanza del loro ruolo “nel trasmettere, insieme alla lingua, una parte della nostra identità”, poiché attraverso le loro lezioni, gli studenti accedono a una “visione del mondo fatta di bellezza, creatività e passione”.  

È stata poi la volta di Joseph “Joe” Lo Bianco, professore emerito di Language and Literacy Education all’Università di Melbourne, che ha coinvolto la platea parlando del posizionamento della lingua italiana in tempi di cambiamenti radicali, tra Intelligenza artificiale, mobilità e educazione aperta – Open Education. Lo Bianco ha esordito spiegando che il posizionamento della lingua, seguendo le leggi del marketing, determinano la percezione della stessa. Alcune lingue in Australia sono state definite di “interesse nazionale” e, secondo il ragionamento di Lo Bianco, tutte quelle che non rientrano in tale classificazione, restano fuori dall’interesse nazionale. Visto che l’italiano non è stato messo in questa categoria da molto tempo, è necessario riprendere in mano la retorica del discorso. “Io sostengo che l’italiano può essere considerato, a tutti gli effetti, una lingua australiana, in quanto fa parte della nostra società”, oltre a essere risultata la seconda lingua straniera più facile da imparare per le persone di madrelingua inglese.

Un altro punto a favore dell’italiano in questo processo di riposizionamento proposto da Lo Bianco è il fatto che sia una lingua che agevola la comunicazione tra persone che parlano lingue romanze, per esempio il portoghese o lo spagnolo, un elemento che segna un vantaggio anche se si analizza la questione a livello puramente commerciale. “L’italiano è ovunque nel mondo – ha sottolineato il professore –; lo si parla in 115 Paesi”.

Nonostante molte università australiane abbiano scelto di sospendere i loro programmi di lingua, sostenendo che l’insegnamento di quelle materie può essere rimpiazzato dalle nuove tecnologie, Lo Bianco si è detto sicuro che è una decisione destinata a essere rimessa in discussione nel giro di qualche anno. “Nel frattempo – ha detto – dobbiamo resistere [e prepararci con un] programma strategico a livello nazionale che si rivolga, inizialmente, a tutti gli italofoni”. In questo gruppo rientrano coloro che parlano italiano, chi lo capisce e infine chi lo sta imparando. È fondamentale, secondo il relatore, “ricostruire la lingua a casa”, impararla a scuola non è sufficiente. Per essere “sana”, una lingua deve essere collegata a un’idea “di intimità e identità”, ha sottolineato ancora il professore, che ha anche invitato a non tralasciare i dialetti regionali. 

Al termine dell’intervento, i presenti si sono divisi per partecipare ai laboratori, dove hanno approfondito specifici aspetti legati alle strategie, agli strumenti e a nuovi approcci da utilizzare in classe. Una preziosa opportunità per tutti gli educatori del Victoria, per farsi ispirare e “per scambiare risorse e idee, riflettere su come coinvolgere in modo sempre più efficace gli studenti nell’apprendimento dell’italiano”, come ha affermato il presidente VATI.