MELBOURNE - A Pechino, lo spettacolo orchestrato nella storica Piazza Tiananmen ha acceso una crisi politica in Australia. Daniel Andrews, già premier del Victoria, ha fatto parlare di sé non tanto per il significato storico dell’evento – l’ottantesimo anniversario della resa del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale – quanto per la plateale visione di sé fotografato accanto a leader controversi come Xi Jinping, Vladimir Putin e Kim Jong-un.
La foto è diventata immediatamente virale, scatenando una pioggia di critiche bipartisan. Da Canberra, il primo ministro Anthony Albanese ha preso immediatamente le distanze, specificando che l’Australia non ha inviato alcun rappresentante ufficiale e che la sua presenza era limitata a personale diplomatico di rango inferiore.
All’interno del partito laburista l’imbarazzo è palpabile. Figure di primo piano come Annastacia Palaszczuk e Michael Danby hanno espresso dure critiche, mentre un deputato ha addirittura parlato di “tradimento” e “vergogna nazionale”. Dall’opposizione, la leader liberale Sussan Ley e la senatrice Jane Hume hanno attaccato senza mezzi termini, accusando Andrews di aver preso una decisione irresponsabile, coerente solo con interessi personali e in contraddizione con i valori democratici dell’Australia.
Anche a livello internazionale fioccano le critiche: Taipei ha puntato il dito, denunciando come la sua partecipazione alla parata militare possa apparire come uno strumento di propaganda volto a legittimare le rivendicazioni territoriali di Pechino.
Nel Victoria, il vicepremier Ben Carroll ha pubblicamente criticato l’ex premier per aver posato per la foto di gruppo assieme a dittatori e presunti criminali di guerra.
I commenti di Carrol mentre sono arrivate le difese di Andrews che ha detto di aver accettato di partecipare alla parata per riconnettersi con leader regionali quali gli ex primi ministri neozelandesi John Key e Helen Clarke e con il primo ministro della Malesia Anwar Ibrahim e, naturalmente, con il presidente Xi. Il vicepremier ha detto che “la maggior parte dei cittadini si sta domandando se era opportuno dare la precedenza ai propri interessi d’affari e apparire in una foto, dietro a Kim Jong-un e Vladimir Putin? Io non l’avrei fatto”.
Andrews dal canto suo ha detto in un comunicato di aver sempre sostenuto che “una relazione costruttiva con la Cina, il partner commerciale più importante per l’Australia e il Victoria, è nell’interesse nazionale, e centinaia di migliaia di posti di lavoro in Australia, dipendono da quella relazione costruttiva”.
Dal lato dei suoi sostenitori, il mondo politico del Victoria offre un contrappunto: la premier Jacinta Allan, che nelle prossime settimane seguirà l’esempio del suo predecessore recandosi per la prima volta a Pechino, ha sottolineato l’importanza dei legami con la Cina, suggerendo che l’esperienza di Andrews non andrebbe strumentalizzata.
“E’ un bene per il Victoria che Daniel Andrews sia tenuto in tale considerazione in Cina – ha detto Allan in un comunicato -. Lo stato del Victoria è un vecchio amico della Cina ed ha connessioni molto forti con quel Paese”.
Da quando si è ritirato dalla politica Andrews ha allargato la sua rete di interessi affaristici in Cina, attraverso tre compagnie registrate in Australia assieme al socio Marty Mei, il suo ex consulente multiculturale ai tempi di quando era ancora premier del Victoria: Glecainr Street, Wedgetail Partners e Forty Eight & Partners.
Il leader dell’opposizione del Victoria Brad Battin ha ricordato che Andrews è stato fotografato assieme, fra gli altri, al presidente iraniano, dopo che le agenzie di intelligence australiane hanno confermato che gli attacchi antisemiti a Melbourne e Sydney, erano coordinati dal governo di Teheran.
Il portavoce dell’Australian Ukrainian Congress ha sollecitato le scuse di Andrews, sottolineando che la sua partecipazione alla parata militare è stato un grave errore di giudizio.
E una lettura più diplomatica è stata offerta da figure come Bob Carr, ex premier del NSW ed ex ministro degli Esteri, che ha aggirato la parata per concentrarsi su incontri con think tank e rappresentanti della regione, sostenendo che l’intenzione era rafforzare il dialogo piuttosto che apparire in contesti propagandistici.
L’Australia, a differenza di altri Paesi occidentali, ha infatti evitato di inviare un’ambasciatrice all’evento, limitandosi a inviare personale diplomatico di rango minore, anche per rassicurare il Giappone con il quale ha legami diplomatici molto stretti. I ministri della Difesa Richard Marles e degli Esteri Penny Wong sono a Tokyo per colloqui bilaterali con i propri omologhi giapponesi. Recentemente l’Australia ha siglato un’intesa con la giapponese Mitsubishi per la costruzione di una nuova flotta di fregate militari.
Nick Coyle, ex direttore esecutivo di AustCham Bejing, un ente che rappresenta compagnie australiane in Cina, ha detto che non è difficile per un ex premier trovare addentellati con compagnie cinesi: “Non penso che gli interessino particolamente i commenti critici in Australia - ha detto riferendosi ad Andrews - ma penso che si sia detto: se vogliono chiamarmi Charmain Dan, allora vedrò di interpretare quel ruolo al meglio delle mie possibilità”.