Rifiutato più volte il rimpatrio a una cittadina italiana, ottenuto il nullaosta solo perché incinta. È la rocambolesca vicenda che vede protagonista la connazionale Ornella de Pasquale, rimasta bloccata in Australia dopo innumerevoli e invani tentativi di richiesta di rientro. “Qualche giorno fa ho inaspettatamente e fortunatamente scoperto di essere incinta e ho riprovato per l’ennesima volta a contattare Milano: dopo due estenuanti ore al telefono con toni accesi e con tanto di esami del sangue e documentazione medica dimostranti il mio stato interessante mi hanno in ultimo dato il via libera per il rientro in Italia dal primo luglio”. 

La giovane in dolce attesa spiega: “Sono una regolare cittadina italiana, iscritta qui all’AIRE e in possesso della residenza permanente a Sydney, e dallo scorso maggio ho richiesto, per importanti esigenze personali e familiari, per ben tre volte il permesso di uscita con mio marito, in possesso di passaporto australiano, che però ho visto sempre rigettato”. È infatti ancora in vigore il restrittivo blocco dei voli in caso di visto permanente e/o cittadinanza australiana di uscire dal Paese per turismo; consentito il lasciapassare solo per comprovati motivi di grave stato di necessità.

La trentenne racconta: “E’ una cosa vergognosa se si pensa che da un mese avevo anche ottenuto l’esenzione dal governo del New South Wales, ma da Malpensa non mi davano la possibilità di atterrare in compagnia di mio marito che, siccome straniero, viene considerato solo come turista e, a loro dire, avrebbe necessitato di un permesso di soggiorno”. Versione completamente diversa contattando però l’aeroporto di Roma Fiumicino: “Premetto che la gentilezza e il servizio sono stati impeccabili. La risposta dalla capitale è stata che in quanto cittadina europea avevo il diritto di rimpatriare con il coniuge diretto al seguito. Un funzionario mi aveva addirittura consigliato di modificare il biglietto e di cambiare destinazione atterrando lì, ma non me la sento di guidare per una tratta così tanto lunga e preferisco raggiungere il mio domicilio nel minor tempo possibile”.

Alla fine si è sistemato tutto grazie alla gravidanza: “Adesso, anche il capoluogo lombardo ha fatto un passo indietro concedendoci il rientro nel Bel Paese, ma che fatica”. Alla luce di quanto accaduto, Ornella si domanda: “Se qualcuno non avesse più soldi, un pasto o addirittura una casa, come fa un semplice personale doganale a rifiutare il ritorno a casa? Come può dividere un nucleo familiare? Ritengo ci sia poca chiarezza e molta confusione, ognuno interpreta il decreto a modo suo e nessuno sa veramente cosa fare”. “Non sono straniera ma italiana - conclude - e il congiunto ha il diritto per legge di rimanere in un Paese europeo”.