Mick Fanning ricorderà per sempre il 19 luglio 2015 come il giorno in cui ha combattuto contro uno squalo ed è sopravvissuto per raccontare la sua storia.

L’attacco venne trasmesso in diretta mondiale durante il J-Bay Open Surf in Sud Africa; cinque anni dopo, il tre volte campione del mondo è tornato in acqua per affrontare la sua paura degli squali e apprendere il loro comportamento, il tutto testimonianto nel nuovo documentario, Save This Shark.

Il documentario esplora la problematica di uomo contro squalo, smentisce luoghi comuni e mostra le ultime tecnologie a supporto di una convivenza sicura tra uomo e squalo in mare, salvando così gli animali dal pericolo di estinzione.

Per affrontare le sue paure e scoprire di più sugli affascinanti animali, Fanning ha iniziato una collaborazione con professionisti provenienti da tutto il mondo, tra cui l’esperta di squali, sommozzatrice e ambientalista italiana Cristina Zenato.

Come lui, anche Will Smith nel 2018 si affidò a Cristina per superare la sua paura per gli squali.

Conosciuta alle Bahamas come la donna che “sussurra, balla, o madre degli squali”, Zenato sin da piccola ha trascorso più tempo in acqua che sulla terraferma.

Nata in Italia, Cristina è cresciuta nella foresta pluviale dell’Africa, dove ha sviluppato una passione per la natura ed ereditato l’amore per il mare dai suoi genitori.

Il padre era un incursore della Marina Militare italiana proveniente dalla zona del lago di Garda, vicino Verona, e la madre è di Sanremo, sulla costa ligure, nata in una famiglia amante del mare.

All’età di tre anni, la bambina sapeva già nuotare, si immergeva in apnea, andava a caccia di pietre e conchiglie per ore.

All’età di otto anni aveva due sogni: diventare una subacquea professionista e fare amicizia con gli squali. Insieme alla sua famiglia, tornò in Italia da adolescente e decise di laurearsi in lingue straniere e oggi parla fluentemente cinque lingue: italiano, francese, spagnolo, tedesco e Pidgin Signed English (PSE), una combinazione della lingua dei segni americana e inglese, oltre che la lingua degli squali, e la conoscenza delle lingue l’ha certamente aiutata a tornare nell’oceano.

A 22 anni, durante una vacanza, decise di trasferirsi alle Bahamas con lo scopo di fare immersioni subacquee, e quella scelta ha poi segnato il suo destino: “Ho praticamente cambiato vita in una settimana, lasciato l’Italia e mi sono trasferita sull’isola; l’inglese è la lingua locale ma grazie al mio francese e tedesco ho potuto lavorare nel settore alberghiero mentre perseguivo la mia carriera nelle immersioni”. 

Dopo ventisei anni, il suo incredibile lavoro con gli squali le permette di portare in superficie una prospettiva unica al mondo.

Cristina Zenato appena prima di immergersi

Seppure abbia lavorato in varie parti del mondo e incontrato decine di specie differenti, ha dedicato la maggior parte del suo lavoro agli squali della barriera corallina nel mar dei Caraibi, costruendo con loro una relazione speciale: li chiama per nome, ne conosce la personalità, le loro cicatrici e storie di vita.

“Ci sono voluti alcuni anni per comprendere la loro personalità ma ho iniziato a notare le loro peculiarità fisiche nel giro di alcuni mesi, forse un anno”, ha raccontato al giornale.

Tra questi c’è Grandma, chiamata così per via della sua natura gentile e in riferimento al suo colore, come i capelli grigi di un’anziana signora; Stumpy a cui manca un pezzo della coda e Black Spot che ha un occhio nero come un pirata con la benda.

Tutti gli squali hanno la loro particolarità, alcuni amano essere accarezzati e altri preferiscono nuotare a distanza o strofinarsi contro il suo corpo.

Zenato è tra le prime al mondo ad essere riuscita a indurre negli squali dei Caraibi uno stato di rilassamento, attraverso un tocco gentile; all’occhio dell’osservatore, sembra che lo squalo si addormenti tra le sue braccia, come farebbe un cucciolo.

In una scena toccante del documentario Save This Shark, Zenato riesce a calmare uno dei suoi squali prima di posizionare gentilmente l’animale sulle gambe di Fanning, così calmo e a suo agio che riesce ad abbassarsi e dare un bacio all’animale:

“Mick mi ha confessato che è stata una delle esperienze più belle della sua vita”.

Quando gli squali si trovano in uno stato di relax, Cristina può avvicinarsi a tal punto da rimuovere ami incastrati nella bocca degli animali, aiutandoli a non soffrire e prevenire conseguenze sulla loro salute. 

Negli anni, l’esperta ha collezionato circa 300 ami, simbolo del suo lavoro e un modo per iniziare una conversazione sul motivo per cui gli squali devono essere protetti.

La parola ‘squalo’ è generalmente associata a un predatore dai denti aguzzi:

“Il problema principale è che gli squali non vengono considerati come creature viventi”, ha continuato Cristina spiegando che in realtà esistono più di 520 specie differenti, il più piccolo è delle dimensioni di una penna. 

All’estremo opposto, lo squalo balena può misurare più di 12 metri ma si nutre esclusivamente di plancton ed è probabile che percepisca l’essere umano come una minaccia, non una preda.

“Gli squali non sono mostri mangia uomini anche se, in alcune circostanze, possiamo trovarci nello stesso punto dove si trova il loro cibo, e questo costituisce un pericolo. Dobbiamo renderci conto che questo è il loro oceano, non hanno scelta, ma noi si”.

Nell’immaginario collettivo, gli squali sono animali potenti e maestosi, ma secondo Cristina, sono anche vulnerabili per molte ragioni, ad esempio hanno un tasso riproduttivo non elevato e una maturità sessuale tardiva:

“In un ecosistema perfetto, quello dello squalo è un sistema che funziona. Ma a causa dell’uomo, dello sfruttamento eccessivo della pesca che porta via il loro cibo, dell’uccisione degli squali quando accidentalmente i pescatori se li ritrovano nelle loro reti durante la pesca di altre specie, della pratica dello spinnamento dello squalo, che consiste nella rimozione delle pinne dagli squali, spesso mentre lo squalo è vivo, a causa di tutto questo l’animale è in pericolo. Per non parlare della distruzione del loro habitat, dove possono riprodursi e crescere i loro piccoli”.

Tutti questi fattori sono una seria minaccia per il futuro dell’animale.

Zenato crede nel potere dell’educazione e ha fatto sua la missione di diffondere la verità sugli animali grazie ai suoi discorsi in giro per il mondo e alla sua organizzazione non a scopo di lucro ‘People of the Water’, che ha lo scopo di educare le persone sul mondo marino.

“Quando ero piccola, poche donne mostravano interesse nel diventare professioniste di questo mestiere ‘pericoloso’. Ma sono felicissima oggi di conoscere molte ragazze giovani appassionate dell’ambiente e che vogliono diventare ambientaliste e oceanografe”.

Gli squali popolano gli oceani da circa 450 milioni di anni, ancora prima dei dinosauri, sono sopravvissuti alle numerose estinzioni.
Se prendiamo esempio da Cristina Zenato, potremo assicurarci che continueranno non solo a sopravvivere ma a vivere in armonia con gli uomini per ancora moltissimi anni.

Save This Shark sarà disponibile da martedì 15 settembre su Foxtel, Fetch e Sky.