L’AJA - Il parere, non vincolante ma di valore morale, è stato accolto con entusiasmo dagli attivisti climatici, che lo considerano un importante passo verso la giustizia climatica. L’iniziativa è partita da un gruppo di studenti di giurisprudenza dalla Vanuatu University, che hanno sostenuto come le nazioni insulari del Pacifico subiscano in modo sproporzionato gli effetti del riscaldamento globale.

“La degradazione del sistema climatico compromette il godimento dei diritti umani fondamentali”, ha affermato il giudice presidente Yuji Iwasawa. La giudice australiana Hilary Charlesworth ha aggiunto che il parere della Corte conferma l’obbligo degli Stati di attuare misure di mitigazione e adattamento.

Il parere risponde a due domande poste dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: quali sono gli obblighi legali degli Stati per proteggere il clima e l’ambiente dalle emissioni antropiche, e quali sono le conseguenze giuridiche per le azioni o omissioni che hanno causato gravi danni?

Secondo Vishal Prasad, attivista dei Pacific Islands Students Fighting Climate Change, il parere avvicina il mondo a un futuro in cui i governi non potranno più ignorare le proprie responsabilità.

Il ministro di Vanuatu Ralph Regenvanu ha definito il pronunciamento “una correzione di rotta cruciale in un momento decisivo per l’umanità”.

Il giudice Iwasawa ha concluso sottolineando che la soluzione alla crisi climatica richiederà non solo strumenti giuridici, ma anche volontà e saggezza collettiva per trasformare i nostri stili di vita e garantire un futuro alle prossime generazioni.