WASHINGTON - Donald Trump sta ritirando nuovamente gli Usa dall’Unesco, contestando all’organizzazione Onu tendenze antiamericane e antiisraeliane, nonché un’agenda considerata troppo progressista.
Il Dipartimento di Stato Usa ha confermato le anticipazioni di stampa sull’uscita, citando una “agenda globalista e ideologica per lo sviluppo internazionale in contrasto con la nostra politica estera ‘America First’” e definendo la decisione di ammettere lo Stato di Palestina come Stato membro “altamente problematica, contraria alla politica statunitense”, nonché capace di contribuire “alla proliferazione della retorica antiisraeliana all’interno dell’organizzazione”.
Profondo rammarico è stato espresso dalla direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay: “Per quanto deplorevole possa essere, questo annuncio era previsto e l’Unesco si stava preparando”, ha aggiunto. Durante il suo primo mandato, nell’ottobre 2017, Donald Trump aveva già ritirato gli Usa dall’organizzazione.
La notizia era stata anticipata dal New York Post, ricordando che a febbraio scorso il presidente Usa aveva ordinato una revisione di tre mesi della presenza americana nell’organizzazione.
Durante questo periodo, i funzionari dell’amministrazione “hanno contestato le politiche dell’Unesco in materia di diversità, equità e inclusione, nonché i suoi pregiudizi pro-palestinesi e pro-Cina”, avrebbe rivelato un funzionario della Casa Bianca al media statunitense.