RAMALLAH (Cisgiordania) - In visita a Ramallah, in Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, il segretario di Stato USA, Antony Blinken, ha ribadito l’opposizione americana a nuovi insediamenti israeliani e ha espressamente chiesto alle autorità palestinesi e a quelle di Tel Aviv di “adottare misure di de-escalation, per fermare la violenza e ridurre le tensioni” che si sono riaccese negli ultimi giorni. Incontrando il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, Blinken ha poi espresso tutto il suo cordoglio per “gli innocenti civili palestinesi che hanno perso la vita nell’escalation di violenza nell’ultimo anno” e ha ascoltato le proteste del leader dell’ANP, che ha accusato Israele di essere responsabile delle recenti violenze esplose nell’area, sottolineando come le politiche dello Stato ebraico “minino la soluzione dei due Stati” con l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania, l’espropriazione di terra, la violenza dei coloni, i raid dell’Esercito nelle città palestinesi, la demolizione di case e gli ordini di sgombero.
Blinken ha dato rassicurazioni ad Abu Mazen che gli Stati Uniti faranno di tutto per dare il proprio contributo ad allentare le tensioni in Medio Oriente e proprio per questo, il giorno precedente, lo stesso Blinken ha avuto un faccia a faccia a Gerusalemme con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ribadendogli che gli Usa “restano impegnati per la visione dei due Stati”.
Con Netanyahu, Blinken ha affrontato anche la questione della gestione della Spianata su cui sorge la moschea di al-Aqsa, attualmente interdetta agli israeliani salvo eccezioni specifiche, dove, ha detto il segretario di Stato Usa, “deve restare l’attuale status quo”.
Le recenti tensioni che hanno infiammato l’area sono infatti esplose proprio a seguito della visita del ministro di ultra-destra Itamar Ben Gvir alla Spianata delle moschee di Gerusalemme, atto che è stato giudicato “una provocazione senza precedenti” da parte dei palestinesi e ha dato il via all’escalation di questi giorni. Ad aggravare la situazione sono poi state l’operazione “anti-terrorismo” dell’Esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, costato la vita a 10 palestinesi e a seguito della quale l’Anp ha annunciato la fine della cooperazione di sicurezza con Israele.
Infine, sabato notte, a infiammare ancora di più tutta l’area è stato anche l’attacco preventivo attribuito a Israele a un’installazione militare in Iran. “È urgente adottare misure per una de-escalation”, ha dunque ribadito Blinken, che anche per questo, nella stessa giornata, aveva incontrato a Il Cairo, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri, affermando che “la partnership con l’Egitto è importante per la stabilità della regione e del mondo”. Shoukry, da parte sua, ha dato la piena disponibilità dell’Egitto a collaborare con gli USA “per raggiungere la stabilità in Medio Oriente”, confermando che nel colloquio con Blinken si è esaminata “la questione palestinese e i tentativi di arginare l’escalation”, ma si è anche “parlato della situazione in Libia, in Sudan e della diga del rinascimento” etiope.