CANBERRA - I minerali critici, o fondamentali o, ancora, essenziali, sono entrati nel lessico comune in questa campagna elettorale. 
Litio, vanadio, zirconio, tungsteno e molibdeno sono tutti elementi essenziali per le nuove tecnologie, rendendoli preziosi. Ma mentre tutto il mondo li vuole e l’Australia ne è ricca, ne vende pochi perché il mercato dei minerali critici è dominato dalla Cina.

Con l’amministrazione Trump, che è ansiosa di trovare un mercato alternativo alla Cina per acquistare i minerali essenziali per la produzione di batterie di stoccaggio, veicoli elettrici, turbine eoliche, pannelli solari, armi e intelligenza artificiale, il governo australiano ha cominciato a cooperare sempre di più con il settore minerario per dare il via a nuovi progetti d’estrazione.

L’ultima proposta laburista è di offrire un accordo volontario alle compagnie minerarie, di creare una riserva di minerali fondamentali, con il duplice obiettivo di aumentare l’offerta interna e per incrementare l’offerta a Paesi terzi.

Il ministro delle Risorse, Madeleine King, ha detto che l’istituzione di una riserva di minerali critici permetterà di creare certezze sui prezzi, in un mercato particolarmente opaco: “L’intenzione è, ed è sempre stata, che l’Australia sia in grado di competere in uno dei settori a nostro vantaggio – quello geologico – e la creazione della riserva è uno strumento per competere”.

La Coalizione ha proposto l’espansione dell’estrazione di minerali critici, inclusi rame, zinco, uranio, alluminio, bauxite e altri, bocciando l’ultima proposta laburista sulla riserva di minerali fondamentali.

Il leader dell’opposizione Peter Dutton ha descritto la proposta laburista come una “minestra riscaldata”, aggiungendo: “I minerali critici saranno assolutamente essenziali per noi e per i nostri partner; quindi, se sarà necessario avere un approvvigionamento per poter lavorare efficacemente con gli USA, il Regno Unito e il Giappone, lo decideremo quando saremo al governo”.
I minerali fondamentali potrebbero essere un’ importante merce di scambio con Washington nei negoziati sulle tariffe doganali.