BUENOS AIRES - Nel quartiere di Núñez, a Buenos Aires, l’Unione Calabrese San Francesco di Paola rappresenta da decenni un punto di riferimento per la comunità italiana.  

A guidarla con passione e dedizione è Graciela Laino, figlia di immigrato calabrese, che ha dedicato tutta la sua vita all’associazionismo e l’assistenza sociale. 

Nei lunghi anni di attività nella comunità italiana, oltre a dirigere l’associazione, ha svolto diversi ruoli dentro alla Federazione delle associazioni calabresi in Argentina (Faca) ed è stata la prima donna a presiedere il Comites di Buenos Aires, tra il 2008 e il 2015, proprio negli anni del conflitto per la rimozione della statua di Cristoforo Colombo nella città, che alla è stata spostata sul lungofiume. 

L’Unione Clabrese è stata fondata nel 1973 da suo padre Riccardo Laino insieme ad altri compaesani di Paola. Falegname di mestiere, si stabilì in Argentina nel dopoguerra, nel quartiere di Saavedra, e mise su famiglia con una ragazza dello stesso paese.  

Sognando un futuro migliore, aprì la sua piccola bottega dove produceva mobili. “Era analfabeta - racconta Graciela - ma la sua sete di progresso era forte”, cosa che lo portò a incimentarsi in altre imprese. Prima comprò un piccolo bar e poi, negli anni Ottanta, aprì il celebre ristorante  “La cantina del Tano Laino”, un famoso locale di cucina italiana, dove ogni fine settimana la gente faceva la fila per trovare posto a cena. 

In tanti nel quartiere di Nuñez ricordano ancora il ristorante, dove era consuetudine pranzare la domenica in famiglia o riunirsi il sabato sera per festeggiare anniversari e compleanni. Accanto al locale aveva aperto una fabbrica di pasta dove tutta la famiglia preparava ingenti quntità di maccheroni al ferretto. 

Riccardo Laino potè avverare il suo sogno di prosperità e oltre al ristorante aprì una casa di riposo nella località rurale di Baradero (nella Provincia di Buenos Aires), dove erano assistiti anche anziani italiani in difficoltà. 

Graciela Laino nel cortile interno dell’associazione dedicata a San Francesco di Paola.

I figli poterono frequentare l’università e la maggiore, Graciela, si laureò come assistente sociale, una vocazione che si è sempre imposta in ogni ambito della sua vita, e non solo in quello professionale, insieme al forte senso di appartenenza alla comunità italiana. “Mio padre mi portava sempre alle processioni e alle riunioni di compaesani - ricorda -. È una cosa che ho vissuto in prima persona fin dall’infanzia e per questo, crescendo, ho continuato a partecipare nella vita comunitaria”. 

Per questo, per Graciela, è importante avvicinare le nuove generazioni alle associazioni, alla storia dell’immigrazone e alla cultura italiana, accogliendo le famiglie e dando spazio ai giovani e ai loro interessi: “È importante anche che ci sia più comunicazione dentro la comunità italiana, più diffusione degli eventi e le iniziative, in modo che tutti possano partecipare e che si arrivi a un nuovo pubblico”. 

Su come attirare nuove forze nel mondo delle associazioni ha le idee chiare. “I giovani hanno una mentalità diversa - spiega - e bisogna lasciargli fare cose nuove nel contesto dell’identità italo-argentina, in modo che questa possa convivere con la cultura che consumano nel suo quotidiano, senza perdere il carattere”. 

Raffigurazione del satuario di San Francesco di Paola nel cortile dell'assocciazione.

La sede ha avuto diverse ristrutturazioni nel corso degli anni per mantere la struttura in ottime condizioni, ma conserva le immagini dedicate al San Francesco di Paola e al suo santuario. La devozione al Santo è infatti una parte fondamentale della sotria dell’associazione. 

Durante un suo viaggio in Italia Riccardo Laino fece un tragico incidente stradale in cui rimase gravemente ferito un bambino di sette anni. Disperato, lo portò da un dottore, a Matera, che diagnosticò una condizione critica, quasi senza speranza. 

In quel momento, il padre di Graciela fece un voto a San Francesco di Paola, promettendo che, se il bambino si fosse salvato, avrebbe diffuso la devozione al santo in Argentina e ne avrebbe portato un’immagine scolpita. Il bambino si salvò, e pochi mesi dopo, mantenendo la promessa, l’uomo fece realizzare una statua di San Francesco di Paola, oggi custodita con grande devozione nella sede dell’associazione, dove molti fedeli affiggono i loro voti su pezzetti di carta. 

La stuata di San Francesco portata dall’Italia.

Oltre alla spiritualità e alla memoria familiare, Graciela ha parlato anche della vita quotidiana dell’Unione Calabrese, indispensabile per mantenere la struttura e continuare a offrire uno spazio di incontro ai soci.   

L’associazione organizza un pranzo mensile che riunisce soci e amici in un clima di festa, con catering abbondante, musica dal vivo e spettacoli che animano i pomeriggi del quartiere. Il prossimo incontro è fissato per il 9 novembre, con la partecipazione di diversi artisti locali. 

Nella sede si impartono anche corsi di italiano - da quelli per principianti sino al livello B2 -, di ingelese, di arti marziali, lezioni di pilates, di danza, attività per la terza età - offrire stimolo agli anziani è fondamentale per Graciela - e alcuni degli studio vengono affitati per sessioni di psicoanalisi. Tutte le attività sono scontate di un 10% per i soci dell’Unione Calabrese. 

Ma l’impegno della presidente va ben oltre il ruolo amministrativo: “Da anni - racconta - mi batto per il ricambio generazionale. Le istituzioni devono formare giovani che raccolgano il testimone. Nella nostra commissione direttiva ci sono già ragazzi che partecipano, propongono idee e organizzano attività. È fondamentale che si sentano parte viva dell’associazione”. 

Con oltre cinquant’anni di esperienza nel mondo associativo, Graciela Laino continua a lavorare per mantenere viva la tradizione calabrese a Buenos Aires, con lo stesso spirito di gratitudine e fede che animò suo padre.