A pochi passi dal cuore di Melbourne, nel sobborgo di Carlton, l’Italia si riscopre per immagini. È iniziato martedì sera 15 luglio, al Co.As.It., il ‘Viaggio Italiano’ del fotografo e artista Moses Tan: una mostra di 35 fotografie e tre disegni digitali che raccontano il Belpaese con lo sguardo di chi non è nato lì, ma lo ha fatto proprio. Una mostra che rappresenta scorci e paesaggi italiani, ma che apre anche una conversazione tra culture e identità. 

Ad accogliere il pubblico, Paolo Baracchi, responsabile del programma culturale del Co.As.It., che ha aperto la serata sottolineando quanto l’Italia, per molti, sia ancora un punto di riferimento affettivo e culturale. 

“Per chi ha origini italiane – ha asserito Baracchi – è la patria delle memorie migranti. Ma per tutti è un luogo che simboleggia bellezza, storia, uno stile di vita celebrato in tutto il mondo”. 

E ancora: “L’Italia ha una vocazione universale. Non importa da dove vieni: riesce sempre ad attrarre. Lo dimostra bene il lavoro di Moses che ci invita a guardare al Paese con occhi nuovi”.  

Moses Tan, nato in Malesia, cresciuto in Australia, arriva da una storia personale fatta di spostamenti, nostalgie e ritorni immaginati: “La Cina, da cui venivano i miei nonni, era un’enorme massa nebulosa – racconta l’artista –. Vi si mandavano soldi, ma da bambino non capivo bene perché. Anni dopo, ho capito che l’unico modo per placare quella nostalgia era visitare quel luogo”.

Lo stesso vale, oggi, per l’Italia. “Mi sono chiesto spesso quando sia cominciata la mia infatuazione. Forse dai film: Ben Hur, Il Gladiatore. Più avanti sono arrivati i compositori – Puccini, Monteverdi –; poi ho scoperto l’amore per le sue arti visive”.

Il suo ‘Viaggio Italiano’ è tutto qui: una ricerca continua tra bellezza e distanza. Le immagini esposte – visitabili gratuitamente fino al 25 settembre – raccontano un’Italia spesso lontana dagli itinerari turistici. 

Borghi siciliani come Fiumedinisi e Casalvecchio Siculo, scorci di Venezia immersi nella nebbia, tetti che sfiorano il crepuscolo, “sentieri che si perdono nell’ignoto”. 

Qui, il ritratto dello Stivale è lento, silenzioso, spesso atemporale. Come lo definisce Baracchi: “Una terra madre, un luogo di interesse umano universale”.

“Le foto non vogliono documentare – spiega Tan –. Vogliono evocare. Mi interessa la relazione tra l’umano e il paesaggio, tra la storia e ciò che resta oggi. A volte basta girare un angolo, entrare in una chiesa vuota, e scoprire un capolavoro dimenticato. È successo con le opere di Michelangelo in Italia”. 

Moses ha ringraziato il pubblico, la sua famiglia, e ha ricordato un episodio in Sicilia, quando un ex poliziotto di nome Giuseppe li ha accompagnati nei villaggi dell’entroterra. “È da lì che sono nate le prime cinque foto della mostra”, racconta.

‘Viaggio Italiano’ è parte del programma culturale del Co.As.It., che dal 1968 sostiene la comunità italo-australiana. Ma oggi quel programma si è aperto al confronto, al dialogo tra culture. 

“La mostra è un esempio perfetto di questo impegno – asserisce Baracchi –. Moses Tan non è italiano, ma il suo profondo apprezzamento per l’Italia, la sua connessione con la sua terra e cultura, rispecchiano un approccio inclusivo”.

Ed è in questa cornice che l’esposizione degli scatti di Tan trova il suo senso più profondo. Un viaggio di riflessione, estetica e identità. 

Tra le opere più apprezzate, una serie di immagini di Burano, autentici “studi sul colore”, e la sezione intitolata Pastorali, dove la natura incontra la storia nelle vecchie masserie abbandonate. Attraverso le foto Moses ci invita a guardare con occhi nuovi ciò che pensiamo di conoscere già, cercando la bellezza nella quotidianità. 

Un invito a intraprendere un viaggio fisico ed esistenziale.

A fine innaugurazione, a dare un tocco di leggerezza, una dolcissima presenza sul palco. 

La nipote dell’artista, la piccola Zaliyah Tan Coates, ha rubato la scena con un timido “spero che vi piaccia”, pronunciato in un italiano impeccabile.