BUENOS AIRES – Un’esperienza all’estero ha sempre un impatto profondo nella vita di una persona, un’occasione unica di sviluppo personale e professionale che diventa una parte affascinante della propria storia individuale, arricchendola di ricordi e avventure. 

Adriana Vescovo è una geografa e professoressa di geografia, specializzata nella raccolta di dati geospaziali, che ha lavorato per l’Istituto Geografico Nazionale dal 1983 fino al suo pensionamento nel 2021. 

Parallelamente a questa attività professionale, Adriana si è dedicata alla divulgazione delle scienze ambientali e alla promozione dell’ecologia. La sua passione per la cura del pianeta è nata durante un’esperienza formativa in Italia.  

Nel 1989, che casualmente era anche l'anno del centenario della nascita del suo nonno italiano, Adriana vinse una borsa di studio per passare un anno in Liguria all’Università degli Studi di Genova. 

Il programma, organizzato dall’associazione Liguri Nel Mondo con il Centro Internazionale di Studi italiani, era dirizzato ai giovani discendenti residenti all’estero, per avvicinarli alle loro radici, in diverse discipline: storia dell’arte e della gastronomia, geografia… Erano solo alcune delle materie che avrebbero studiato in questa esperienza di immersione nella cultura ligure. 

Era un prerequisito avere una buona conoscenza della lingua, per poter seguire i corsi, e Adriana aveva studiato italiano alla Dante Alighieri. Fu selezionata, ma le spese di viaggio e soggiorno sarebbero state rimborsate solo a metà anno accademico, per evitare che qualcuno approfittasse del programma per fare una vacanza. 

“La situazione economica in Argentina era molto complicata in quel momento – erano gli anni dell’iperinflazione – e con la mia famiglia abbiamo fatto un grande sforzo per mettere insieme i soldi del biglietto aereo. Nei primi mesi, insieme ad altre ragazze del programma, siamo state ospiti in casa della cugina di una di loro, che ci ha aiutato con le spese quotidiane fino a che non abbiamo ricevuto i fondi della borsa di studio”.  

Ogni giorno alle 6, con le sue coinquiline, Adriana prendeva il treno e un autobus per assistere a lezione durante tutta la mattinata, da lunedì a sabato. Nel pomeriggio, partecipavano a visite ed escursioni previste dal programma di studio. 

L’esperienza, sebbene intensa e impegnativa, fu estremamente preziosa sia sul piano accademico che umano. Gli altri partecipanti provenivano da tutte le parti del mondo e avevano frequentato facoltà diverse. 

Foto e documenti che Adriana conserva dall’​esperienza di Genova.

Adriana trascorreva molto tempo nella biblioteca dell’università, fotocopiando libri. Per il progetto finale svolse una ricerca sul lavoro di Eugenio Turri, geografo italiano noto per i suoi studi sul paesaggio e l’impatto umano sulla natura, e per aver coniato il concetto di “semiologia del paesaggio italiano”. Come spiega Adriana, le sue due opere più importanti sono state, appunto, Antropologia del paesaggio e Semiologia del paesaggio italiano, in cui analizzava gli elementi dell’ambiente come segni, di cui l’uomo è il principale manipolatore. 

Turri, molto avanti rispetto ai suoi tempi, non solo gettò le basi della geografia moderna, ma anticipò concetti fondamentali per l'ecologia. 

“Ciò che mi colpì della sua opera – racconta Adriana – fu il fatto che analizzava il paesaggio considerando tutti i cinque sensi, non solo la vista, ma anche l’udito e l’olfatto… Turri aveva studiato la trasformazione dell’Italia industriale, ma ancora oggi affrontiamo gli stessi problemi di contaminazione ambientale. Attualmente, in cartografia, si sviluppano mappe che registrano i suoni per monitorare l’inquinamento acustico”. 

L'approccio quasi filosofico di Turri alla geografia aveva profondamente affascinato la giovane Adriana. “Era un 'geografo esistenziale', aveva viaggiato molto sin da giovane e le sue ricerche si basavano sull’esperienza di vita” racconta Adriana. 

Durante la sua carriera, si è avvicinata sempre di più al tema dell'ecologia e collaborando come consulente con grandi aziende impegnate a ridurre il loro impatto ambientale attraverso l’implementazione di nuove tecnologie. 

Adriana con i suoi studenti alla COP10 del 2004.

“C’è molta disinformazione riguardo l’impatto industriale ed è importante che i docenti siano sempre aggiornati,” afferma Adriana, che per questo motivo ha istituito la cattedra di Aziende Ecologiche e Nuove Tecnologie ​all’Istituto CONSUDEC-UCES per la formazione di docenti. 

Con i suoi alunni, ha partecipato al Summit della Terra di Rio de Janeiro nel 1992, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull'ambiente, e alla COP10 (la Convenzione-quadro dell’Onu sul cambiamento climatico) a Buenos Aires. 

“La preoccupazione per il cambiamento climatico e gli effetti dell’impatto umano sul nostro pianeta è iniziata molto tempo fa – spiega Adriana –. Ci sono stati molti sviluppi tecnologici positivi e come comunità scientifica abbiamo il dovere di continuare a diffondere informazioni su questi temi”.