MOSCA – La Russia batte un colpo sul fronte diplomatico: la delegazione di negoziatori è pronta a sedersi nuovamente a un tavolo di fronte agli ucraini, nel corso della giornata di oggi a Istanbul, per presentare il proprio memorandum di pace. Ma l’Ucraina vuole arrivarci preparata e ha chiesto di poter esaminare subito il testo, prima degli eventuali colloqui di oggi, per far sì che “l’incontro non sia vuoto”.
Bocciata invece la richiesta di Kiev di un incontro tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky allargato a Donald Trump, che secondo il Cremlino potrà tenersi soltanto dopo “accordi specifici” tra le parti. Il leader ucraino, ricevuto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha intanto incassato l’impegno di Berlino ad aiutare gli ucraini a produrre armi ad ampio raggio. Un segnale positivo, a contraltare della persistente cautela della Casa Bianca, che continua a frenare sull’ipotesi di nuove sanzioni a Mosca.
Il governo russo, dopo aver bersagliato per giorni tutta l’Ucraina con una quantità di droni e missili mai utilizzata prima, ha deciso di fare la sua mossa al tavolo delle trattative. Con un colloquio tra il suo capo negoziatore, Vladimir Medinsky, e quello ucraino, Rustem Umerov. Non è chiaro chi abbia richiesto la telefonata, ma in seguito il ministro degli Esteri, Serghiei Lavrov, ha comunicato la proposta russa: un secondo round, sempre a Istanbul, oggi, 2 giugno, per “presentare il memorandum per la pace con tutte le necessarie spiegazioni”.
E ne ha poi parlato con il segretario di Stato americano Marco Rubio in una telefonata. Le condizioni poste da Putin, come è emerso da alcune fonti russe, sono un impegno scritto da parte delle principali potenze occidentali a non allargare l’Alleanza Atlantica a est: il che equivarrebbe a escludere formalmente l’adesione di Ucraina, Georgia, Moldavia. Poi ancora, la neutralità di Kiev, la revoca di alcune sanzioni occidentali, la risoluzione del nodo dei beni sovrani russi congelati in Occidente e la protezione dei russofoni in Ucraina.
Da Washington Trump ha confermato che la sua pazienza nei confronti del Cremlino si sta esaurendo: “In due settimane sapremo se Putin ci sta prendendo in giro o no”, ha detto il presidente americano, ribadendo la “delusione” per i massicci raid sull’Ucraina dei giorni scorsi. Allo stesso tempo, gli Usa continuano a non dare seguito agli avvertimenti con azioni concrete: “Non impongo nuove sanzioni perché potrebbero ostacolare i negoziati”, è stata la risposta di Trump agli appelli di Kiev e degli europei.
Le linee rosse di Mosca per la fine della guerra, più o meno già note, vengono considerate dagli ucraini troppo dure, tanto che Zelensky ha accusato il suo nemico di “cercare continuamente pretesti” per non arrivare alla pace. Il leader ucraino ha quindi chiesto agli alleati di invitarlo al prossimo vertice della Nato a fine giugno.
Zelensky parlava al fianco di Merz, che dopo aver confermato il via libera all’uso dei missili tedeschi per colpire in territorio russo, ha annunciato altri 5 miliardi di aiuti militari a Kiev. L’obiettivo, rafforzare la produzione interna di armi, in particolare dei sistemi missilistici a lungo raggio. Fumo negli occhi per Mosca: “Speriamo che politici ragionevoli in Germania fermino la follia di coinvolgere il loro Paese nel conflitto in Ucraina”, è stato l’altolà di Lavrov.
Per quanto riguarda poi la situazione della guerra sul terreno, Zelensky ha avvertito che la Russia sta schierando più di 50.000 soldati attorno alla regione di Sumy per creare una zona cuscinetto, mentre l’esercito ucraino ha rivendicato di aver colpito in Russia “importanti” aziende coinvolte nella produzione di droni e missili. Mosca ha quindi confermato di aver subito uno dei raid aerei più significativi finora.