TEL AVIV – Secondo le accuse di Hamas, l’esercito israeliano avrebbe provocato un massacro nel Nord della città di Gaza, causando più di quaranta morti in attacchi a tre quartieri residenziali, poco dopo che il ministero della Sanità locale ha annunciato un centinaio di morti nella Striscia: è il dato peggiore da settimane.

Nei video postati sui social media, si vedono feriti gazesi nel campo profughi di Al Shati, a Gaza City, emergere dal fumo e dalla polvere, con i volti e i vestiti grigi fra gli edifici crollati. Secondo quanto riferito da fonti di Hamas, si stima che almeno 22 persone siano morte ad Al Shati, con le squadre di soccorso che lamentano la loro incapacità di raggiungere tutti i feriti ancora intrappolati nei crolli.

“Alle squadre di ambulanza è stato negato l’accesso alle aree bombardate; le capacità della protezione civile non sono commisurate all’entità della distruzione e abbiamo difficoltà a raggiungere le vittime”, ha dichiarato oggi il portavoce della Mezzaluna Rossa a Gaza in un comunicato.

In un secondo attacco al quartiere di Al Tuffah, nella parte orientale di Gaza City, sono stati recuperati dalle macerie altri 19 corpi, tra cui bambini, e altri sette nell’area di Zeitun. Tanti i dispersi e i feriti, secondo fonti dell’Ufficio stampa di Hamas. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver bombardato con jet da combattimento due siti di “infrastrutture militari di Hamas” a Gaza, ma, al momento in cui andiamo in stampa non ha fornito ulteriori dettagli. 

In un breve comunicato, l’esercito israeliano ha confermato che l’obiettivo dei raid era il capo dipartimento operativo di Hamas, Raad Saad.Hamas ha deplorato in una dichiarazione il “selvaggio attacco a civili disarmati” da parte di Israele, che ha definito “una continuazione di oltre otto mesi di genocidio in palese disprezzo e sfida di tutte le leggi e le regole che proibiscono l’attacco ai civili”.  

In un altro attacco su cui l’esercito israeliano ha detto di stare indagando, secondo i dati a disposizione mentre stampiamo questa edizione, almeno 25 persone sono stati uccise e una cinquantina sarebbero rimaste ferite, sempre secondo il ministero della Sanità locale, quando i carri armati hanno sparato sulle tende degli sfollati nella zona settentrionale di Rafah, al-Mawasi.

“Dopo una prima indagine, l’IDF non ha effettuato un attacco diretto contro una struttura della Croce Rossa. L’incidente sarà prontamente esaminato e i risultati saranno presentati ai nostri partner internazionali”, ha ribadito un comunicato militare dell’esercito israeliano.

Nella città meridionale di Rafah, Israele continua a espandersi nelle aree settentrionali e occidentali fuori dal suo controllo, così come nel cosiddetto corridoio di Philadelphi, la striscia di 14 chilometri lungo il confine con l’Egitto che l’esercito sta svuotando di edifici. L’esercito “continua le operazioni mirate e guidate dall’intelligence nell’area di Rafah”.

Come ormai ogni sabato da mesi, migliaia di manifestanti si sono radunati l’altro ieri a Tel Aviv per protestare contro il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, chiedendo nuove elezioni e la liberazione degli ostaggi detenuti a Gaza. Molti manifestanti mostravano cartelli con scritto ‘Ministro del crimine’ e ‘Fermate la guerra’, mentre la gente si riversava in piazza.

L’organizzazione antigovernativa Hofshi Israel ha stimato che più di 150.000 persone hanno partecipato alla manifestazione, la più grande dall’inizio della guerra contro Hamas. Alla manifestazione di protesta hanno preso parte anche Yoni Levy, il padre di Naama Levy, la soldatessa israeliana nelle mani di Hamas dal 7 ottobre e lo scrittore David Grossman.