BEIRUT - Confusione e sgomento dominano la comunità di Hezbollah in Libano dopo quelle che già in molti definiscono le “peggiori 24 ore” del partito armato libanese alleato dell’Iran e di Hamas.

Colpito prima con i cercapersone e poi con i walkie-talkie e altri dispositivi elettronici, il movimento sciita antisraeliano non ha fatto in tempo a celebrare i suoi “martiri” e a fare la conta esatta delle migliaia di combattenti feriti che altre esplosioni hanno seminato il terrore tra le sue file a Beirut, nella Bekaa, nel sud del Paese.

In attesa che il leader Hassan Nasrallah appaia nelle prossime ore, incolume e risoluto sugli schermi tv per pronunciare un discorso già molto atteso, in molti si chiedono quale possa essere il prossimo dispositivo pronto a esplodere nelle abitazioni, nelle auto, nelle vie cittadine.

Una vera e propria “apocalisse in diretta” e “senza fine” è stata vissuta da decine di migliaia di persone in Libano durante le due catene di esplosioni, da più parti definite “atti terroristici”. Il terrore sembra infatti dominare negli ambienti di Hezbollah: oltre alle migliaia di feriti, le comunicazioni interne sono compromesse, così come è minata la fiducia tra i ranghi, divisi ormai dal sospetto non più strisciante circa la presenza di talpe, spie, informatori al soldo di Israele.

“Con le mani imbevute di sangue, un uomo era a terra. Ho cercato di soccorrerlo e mi sono accorta che non aveva più i bulbi degli occhi”, racconta Dana, infermiera in una clinica a Beirut e intervenuta poco dopo le esplosioni di cercapersone.

Si stima che almeno cento combattenti - ma c’è chi parla di 500 - abbiano perso definitivamente l’uso della vista nel duplice attacco attribuito a Israele. Moltissimi hanno perso l’uso degli arti superiori. Molti altri ancora rimarranno con invalidità permanenti.

“Un colpo così la resistenza non l’aveva mai subito. E non pensava di poterlo subire”, afferma Sami Hrawi, membro di un partito cristiano alleato di Hezbollah. Fadi, un portantino del pronto soccorso dell’ospedale Geitawi della capitale, racconta di aver lavorato incessantemente per ore e di aver visto ferite di tutti i tipi: all’addome, alle mani e alle braccia, al viso, ai genitali. “Una vera e propria macelleria...”. 

“Abito vicino all’ospedale americano ed è stato uno strazio sentire le urla delle persone ferite e dei passanti che assistevano alle scene”, dice Janine, studentessa. “Ho visto mani senza più le dita, volti anneriti e insanguinati, tanto sangue a terra”, ricorda la giovane. Durante l’intervista la telefonata si interrompe: “Sento del caos provenire dalla strada”. Una nuova esplosione, causata da un walkie-talkie, si è registrata in un’auto vicino allo stesso ospedale americano.

A Tiro, nell’estremo sud del Paese, il personale medico dell’ospedale locale racconta di aver dovuto soccorrere persone ferite allo stomaco, all’intestino e ai genitali. Mentre a Baalbeck, durante i funerali di un “martire” di Hezbollah, un membro del servizio d’ordine del partito è stato investito dall’esplosione della radiolina tenuta vicino al volto. Caduto a terra, la folla prima si è allontanata, poi è corsa sul corpo che si agitava. “Nessuno è più al sicuro”, mormorava la gente.