ROMA - Il 27 marzo Francis Kaufmann, l’uomo accusato di aver ucciso una bimba di sei mesi e sua madre a Villa Pamphili, a Roma, si trovava ancora sull’isola di Malta, ma già utilizzava l’alias di Matteo Capozzi. 

In quei giorni, infatti, il quarantaseienne arrestato in Grecia stava cercando un modo per arrivare in Sicilia affittando un’imbarcazione, come conferma il titolare di una società siciliana contattata via cellulare dall’uomo. 

“Intorno alle 20 di quel giorno sul cellulare che utilizzo per il lavoro mi è arrivato un messaggio da questo Capozzi, mai sentito in vita mia, che mi chiedeva un aiuto per avere contatti con società che si occupano di barche charter da Malta. Mi limitai a dire che non ne conoscevo, e la comunicazione tra noi terminò così”, ricorda l’imprenditore. 

Francis Kaufmann era in possesso di tre carte, che utilizzava anche per pranzi e cene in ristoranti. Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, i soldi – nell’ordine di 5-6 mila euro – gli arrivavano dai genitori.  

Kaufmann, che usava anche un passaporto intestato a Rexal Ford, dopo aver vissuto in vari Paesi – tra cui Russia, Nuova Zelanda e Islanda – si era stabilito a Malta, dove aveva assunto una falsa identità da regista e produttore cinematografico, fondando la Tintagel Films.  

Qui aveva conosciuto una ragazza russofona, chiamata Stella, con cui aveva avuto una figlia che affermava di aver chiamato Andromeda. Proprio loro, secondo l’accusa, sarebbero le vittime del duplice omicidio avvenuto nella capitale. In Italia sarebbe arrivato via mare, su un catamarano preso a noleggio insieme alla donna e alla bambina. 

Nel nostro Paese, secondo quanto ricostruito, avrebbe utilizzato anche un secondo alias: Matteo Capozzi. Gli inquirenti sono al lavoro anche su tre schede telefoniche, una delle quali acquistata alla stazione Termini, per cercare di ricostruire come abbia vissuto in Italia e chi lo abbia ospitato nelle settimane precedenti all’omicidio della bambina.