OTTAWA - Dopo che l’ordine esecutivo di Donald Trump di applicare dazi fino al 25% sui beni canadesi è entrato in vigore, sui social media si sono moltiplicati gli inviti a evitare prodotti statunitensi come whisky e frutta, preferendo invece articoli locali.
Il Canada rappresenta il principale mercato di esportazione per 36 stati americani, mentre il Messico, anch’esso gravato dai nuovi dazi, è il maggior partner commerciale degli Stati Uniti.
Nonostante la minaccia di Trump di incrementare ulteriormente i dazi in caso di misure di ritorsione, Ottawa ha manifestato la volonta di difendere i propri interessi.
“Non cerchiamo un’escalation, ma difenderemo il Canada”, ha dichiarato, sabato sera, il primo ministro Justin Trudeau.
Alcune autorità delle province dell’Ontario, Columbia Britannica, Québec, Manitoba e Nuova Scozia stanno valutando la rimozione dei marchi di alcolici americani dagli scaffali dei negozi governativi.
Trudeau ha parlato direttamente agli americani, avvertendoli che i dazi “avranno conseguenze reali anche per voi”.
L’indignazione per quello che è percepito come un tradimento da parte dell’alleato più stretto del Canada ha superato la politica, coinvolgendo anche il mondo dello sport.
Sabato sera, i tifosi di hockey canadese hanno fischiato l’inno nazionale statunitense in due partite della National Hockey League. Domenica, il dissenso è proseguito a Toronto, durante una partita di NBA tra i Raptors e i Los Angeles Clippers, alcuni spettatori hanno scelto di rimanere seduti durante l’inno.
Un alto funzionario del governo ha dichiarato che il Canada intraprenderà azioni legali contro le tariffe del 25%, definendole “illegali e ingiustificate”.