Recentemente presso il nuovo locale “The Club” di Caroline Springs, una settantina fra familiari e amici intimi si sono riuniti per celebrare il secolo di vita di Raffaele Origlia, festeggiato speciale.
Dieci figli, diciotto nipoti e otto pronipoti e i tanti rispettivi mariti o mogli, si sono così ritrovati insieme spensieratamente e con tanta allegria a cantare “Happy birthday, nonno Raffaele” al capofamiglia centenario di casa Origlia: originari di Guardavalle, in provincia di Catanzaro, ridente cittadina agricola sulla costa ionica, famosa per il suo vino locale, e dove il 23 luglio 1924 nacque Raffaele Origlia.
Quegli anni rappresentano un periodo molto difficile per una Italia oramai desolata ed economicamente ridotta in macerie, soprattutto al Sud, dopo essere uscita da un massacrante conflitto bellico, la Prima guerra mondiale, che si protrasse per ben tre anni. E fra i tanti eventi storici del periodo post-bellico, Raffaele nacque esattamente sei mesi dopo il famoso Trattato di Roma del 27 gennaio 1924: l’accordo tra l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni che sancì consensualmente la dissoluzione e la suddivisione dello Stato libero di Fiume, stabilendo il confine sul fiume Eneo.
A cento anni Raffaele Origlia racconta alcuni ricordi, come il detto che suo padre Salvatore, muratore, e da sua madre Carmela, casalinga tuttofare, ripetevano in quella casa dove crescevano quattro fratelli e tre sorelle: “Chi aveva un pezzo di pane era in grazia di Dio”. Perché, come lui stesso afferma: “Io ricordo ancora bene tante cose”. Infatti, Raffaele racconta ancora tanti episodi della sua vita e dei suoi familiari, come ad esempio, quand’era un piccolo “Balilla”. Oppure di quella volta quando vide passare dalla strada che porta a Reggio Calabria parecchie auto e in una di queste vi era anche Benito Mussolini. Ricorda bene anche il racconto di suo padre Salvatore, di quando venne rispedito a casa dai teatri bellici del Primo conflitto mondiale, il famoso ‘15-‘18, per via di una scheggia che lo ferì gravemente alla gamba e che non ricevette nessuna pensione fino a quando non si recò a Roma di persona.
Raffaele poi conobbe e sposò la giovanetta compaesana, Sapienza, con la quale, appena un anno dopo il matrimonio, partì a bordo della motonave “Ravello” (al suo ultimo viaggio verso l’Australia, ndr) alla volta di Port Melbourne, dove approdò il 27 novembre 1952. “A bordo eravamo solo in sette di Guardavalle - ricorda Raffaele -. In quattro siamo sbarcati a Melbourne e gli altri tre sono andati in direzione di Sydney”.
Alla festicciola del grande e bellissimo traguardo in suo onore tanti familiari presenti, una cerchia di amici intimi e vi erano anche la sorella Teresa e il fratello chiamato Bruno. Tra i tanti partecipanti, anche le generazioni più recenti, con tanti nipoti. Una dei quali, Alessandra Bove, ha affermato: “Per i suoi familiari, nonno Raffaele è stato un grande esempio di vita: una persona rispettosa e che si fa amare per il modo attraverso il quale tratta gli altri, con grande generosità. Lui aiuterebbe chi ne ha bisogno senza esitazione. È sempre stato un grande lavoratore che non ha mai fatto mancare nulla alla moglie e ai suoi dieci figli”, ha raccontato con tanta emozione la nipote.
Alessandra ha poi spiegato di quanto siano importanti i valori tramandati del centenario nonno Raffaele: “Lui è tanto amato e rispettato dai suoi 18 nipoti e anche dagli otto pronipoti ai quali auspica sempre di non dimenticare i valori e le tradizioni che si son portati con loro dalla terra di Calabria. Nonno, nonostante la sua gran bella età, ama tanto ancora darsi da fare in cucina a preparare la sua gustosa lasagna che non può mancare in tutte quelle occasioni speciali dove la famiglia si riunisce”.