È un tesoro senza eguali. Un patrimonio di cultura e spiritualità, oltre che di vita, di un uomo e di un prete che ha cambiato la storia della comunità italiana del New South Wales.
Il ritrovamento da parte della fondazione che porta il suo nome dei quaderni di padre Atanasio Gonelli, di cui non si era certi dell’esistenza, è qualcosa che va oltre il ricordo e la delineazione di una figura carismatica che gli italiani d’Australia hanno conosciuto e amato fin dal 28 gennaio del 1950 quando, giovane missionario Cappuccino appena arrivato a Sydney, si impegnava nell’accoglienza dei connazionali che sbarcavano dalle navi della speranza.
In questi quaderni, un po’ diario di riflessione e preghiera, un po’ libro di esercizi spirituali, quello che fu parroco di St Fiacre, la chiesa della Little Italy di Leichhardt, aveva scritto i suoi pensieri, i suoi consigli, il modo a cui si rivolgeva a Dio e Cristo. L’idea stessa di spiritualità e religione.
Sono quaderni scritti a mano, all’epoca, parliamo del 1942-‘43, non esistevano computer e le macchine da scrivere erano un lusso che non era ammesso nei conventi dei Cappuccini, fedeli all’animo francescano della devozione alla povertà. Mentre scrive i suoi appunti, Atanasio (nato l’11 febbraio del 1923) è un 19enne sta per essere ordinato frate Cappuccino e iniziare, da lì a qualche anno, la sua vita da missionario.
È nato a Cattognano di Comano (Massa Carrara, Toscana) e in quegli anni, oltre che rafforzare il suo spirito e la sua vocazione, il futuro parroco deve fronteggiare le avversità e le brutalità della guerra.
E, per questo, nei suoi pensieri non mancano i riferimenti alla purezza dell’animo e al peccato. Pensieri che rappresentano spunti filosofici validi, non solo per i suoi anni, ma anche oggi e che fanno di padre Atanasio un precursore dei suoi tempi, portatore di un messaggio che ancora oggi sa di fresco e di ispirazione.
Quanto sia avanti il suo pensiero rispetto a quei barbari anni ’40 dello scorso secolo, lo dimostrerà la sua opera in Australia, dove diverrà un costruttore della comunità italiana in NSW prima, in Australia poi, dando vita ad associazioni, comitati, istituzioni e mezzi d’informazione che sono vivi e vegeti, ancora oggi, e che del parroco hanno raccolto la missione.
A partire dalla Fondazione Padre Atanasio Gonelli che dal 2011 continua l’opera di costruzione comunitaria del suo padre ispiratore grazie all’impegno del suo presidente Felice Montrone, di tutto il consiglio d’amministrazione, dei consulenti, dei volontari e di quanti hanno, negli anni, aderito alle iniziative caritatevoli dell’ente.
Quest’anno ricorre il centenario dalla nascita di padre Atanasio e le celebrazioni religiose cominceranno domenica 12 febbraio con una commemorazione religiosa nella sua St Fiacre.
Lo stesso giorno, poi, ci sarà l’apertura di una mostra fotografica, un pranzo sociale e un simposio nel quale si svolgerà una presentazione audio-video della vita e delle opere di padre Atanasio. Prenderanno parte alla presentazione il presidente del Co.As.It., Lorenzo Fazzini, l’ex presidente dell’Associazione San Francesco, Susi Schio, il giornalista di questa testata, Armando Tornari, e padre John Cooper, cappellano della Fondazione Atanasio e storico dei Cappuccini. Domenica 19 febbraio, invece, sarà la volta del pellegrinaggio sulla tomba del frate di Catognano di Comano, sepolto nel cimitero di Rookwood.
Le celebrazioni del centenario saranno chiuse con l’annuale Community Charity Lunch che la Fondazione Atansio Gonelli organizza ogni anno per raccogliere fondi e sostenere, grazie alla generosità della comunità, associazioni, enti pubblici e privati, ricerca medica e ogni iniziativa meritevole che sia mirata ad aiutare chi ne ha bisogno.
Perché diventare proprio un Cappuccino?
Il seguente passo scritto da Atanasio Gonelli è l’ultimo degli scritti del quaderno del 1943, successivo alla data del 29 ottobre. In queste righe il futuro parroco spiega il perché della sua scelta, le sue motivazioni, il suo impegno religioso e la filosofia che guiderà la sua vita da frate mentre sta per essere ordinato Suddiaconato che, prima della riforma liturgica del 1972, era il primo degli ordini sacri maggiori nella Chiesa cattolica e con il quale cominciava, per il chierico cui veniva conferito, l’obbligo del celibato e della recita del breviario.
Qui, un giovane Atanasio si affaccia alla vita religiosa con convinzione e speranza, le stesse qualità che accompagneranno il suo impegno religioso e che ne faranno un punto di riferimento della comunità italiana.
“Proposito a Gesú Benedetto, in questa vigilia del mio Suddiaconato in cui son profondamente convinto che voi solo siete il fine, ormai, della mia vita, vi prometto che vi sarò fedele. Vorrò essere solo una cosa: un Cappuccino, per esser tale anzitutto non voglio aver il cuore attaccato a cosa alcuna. Spesso mi faccio un esame di coscienza per capire se possiedo qualcosa a cui rinuncerei malvolentieri. Se (un giorno) ciò dovesse accadere, allora dovrò dire che non sono un Cappuccino.
Per esser un Cappuccino povero bisognerà che sempre pensi: io sono come uno che non ha nulla; quindi, come posso essere attaccato a questa cosa, a lamentarmi di questa mancanza o trascuranza ecc…? Tenere questa cosa o desiderarne un’altra?
Cappuccino significa povertà di propria volontà, perché tutto si è ceduto al Superiore. E allora, come rubargliela ancora a Lui che è Dio?
Cappuccino vuol dire distacco del cuore dal mondo, perché Lui, il solo Gesù, è ormai colui che abbiamo eletto come oggetto del nostro cuore, e il nostro corpo è da trattar come frate asino, non dovrà che essere la macchina sulla quale l’anima, a suo piacimento, può andare in cerca di altre anime per donarle allo sposo Gesù.
Gesú chiede forza a questa creta che da sola vi tradirá. Divino S. Santo illuminatela infondetele la vostra grazia, i vostri Doni. Vergine S.S. madre mia, voi avete da salvarmi. - Gesù: ecco il figlio di Francesco”.
Il pensiero religioso di un costruttore di comunità
Dagli esercizi religiosi di Padre Atanasio, ecco alcuni pensieri che il parroco aveva appuntato nei suoi quaderni risalenti al 1942-‘43 ed estrapolati da quelli che erano suoi esercizi di preghiera e riflessione.
Gli argomenti trattati nei diario sono molteplici, ma qui di seguito ci sono alcuni passaggi salienti su temi fondamentali come la fede, la vocazione, gli idoli, e lo spirito religioso, così come li intendeva padre Atanasio e come ha cercato di tramandarli.
La Fede: [...] E di fatti tutto acquista nuova luce con la fede e la Chiesa ne è inebriata e tutto è inno di nuova luce per la fede nella nascita e morte del Redentore (messe di Natale e Pasqua).
Ma è un dono tanto grande la Fede che non ne prendiamo la profondità: essa è la base della salvezza e noi per puro dono ci siamo nati in seno: non abbiamo cercato e Dio non ce la ha data…
Ma come la viviamo la nostra fede? Forse ci manca?
Si tratta sempre della volontà= l’uomo non è solo intelligenza ma è volontà, se ambedue non si alimentano, non si cammina perché manca una rotaia, una gamba, una ruota…
La Vocazione: [...] Non è una sola grazia, ma una catena di grazia e ogni giorno bisogna che vi corrispondiamo: nacque ad mortem per l’indentitá e per la durata. Bisogna risponderci francescanamente perché abbiamo seguito S. Francesco = quindi l’umiltá e povertá evangeliche: le anime che non sono umili o non rispondono alla vocazione o ci rispondono falsamente.
Ricordiamo che se non pensiamo alla santitá le nostre opere non varranno niente.
Gli Idoli: La nostra consacrazione a Dio fu un sacrificio vero e senza eccezioni: un sacrificio che ha tutte le sue somiglianze e analogie col Sacrificio è una profanazione perché a quelli diamo la propria vittoria e il proprio incenso che tagliamo dal turibolo del nostro cuore già tutto di Dio…
Lo Spirito Religioso: [...] Il Po è sempre sé stesso ma l’acqua che vi scorre è sempre differente: così i nostri voti: son sempre voti, ma ogni giorno hanno la loro acqua e loro sí (rigenerano) ogni giorno. “Lo spirito é vita”. Avere Spirito Religioso vuol dire fare tutto in Cristo ed essere continuamente alla sua presenza= “per Ipsum, cum Ipso, in Ipsum (è stato fatto per mezzo di Lui, con Lui, in Lui) oh! Che belle giornate cosí spese.