ROMA - Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, “non può essere ritenuto tanto leggero e superficiale” da non aver compreso la natura segreta delle informazioni trasmesse al collega di partito Giovanni Donzelli. È quanto scrivono i giudici dell’ottava sezione collegiale del tribunale della Capitale nelle motivazioni della condanna a otto mesi inflitta all’esponente di Fratelli d’Italia il 20 febbraio scorso per l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Secondo i magistrati, la comunicazione di quelle notizie ha provocato “un concreto pericolo per la tutela e l’efficacia della prevenzione e repressione della criminalità”. 

Le informazioni erano contenute in una nota del Nucleo investigativo centrale (Nic), reparto specializzato della Penitenziaria e attingevano da relazioni del Gruppo operativo mobile (Gom) sui colloqui tra Cospito e altri detenuti al regime del 41 bis. Per i giudici, “le notizie comunicate dall’imputato all’onorevole Donzelli rientravano e rientrano nell’ambito del segreto d’ufficio e avevano copertura penale”. Tali dati, riportati parola per parola nell’intervento alla Camera del 31 gennaio 2023, indicavano un presunto tentativo di alleanza tra Cospito e membri della criminalità organizzata per una battaglia comune contro il regime del carcere duro. “Una saldatura per convergenza di interessi tra la criminalità politica e quella comune, nella sua forma più pericolosa”, scrivono i giudici.

Le notizie, inoltre, “rivelavano che i detenuti erano controllati e ascoltati, anche al di fuori delle previsioni normative e quanto da loro detto era oggetto di relazioni di servizio”. La pubblica esposizione di tali contenuti, secondo il tribunale, ha avuto conseguenze concrete: “È certo che, a seguito del clamore mediatico dell’intervento in Parlamento, tanto Cospito quanto altri detenuti appresero che i loro dialoghi erano stati ascoltati e riferiti”. Il tribunale rigetta la tesi difensiva secondo cui si trattasse di un “segreto di Pulcinella”. Per i giudici, “è certamente corretto ipotizzare che i detenuti temano e ritengano di essere ascoltati e osservarti; tuttavia, a parere del Collegio, un conto sono le ipotesi che più o meno fondatamente un soggetto formula, altro è la certezza, con collocazione del fatto in un preciso contesto spazio temporale”. Delmastro, sottolineano i magistrati, non è un neofita. “Laureato in legge, avvocato penalista, deputato esperto e sottosegretario con delega proprio al Dap e agli istituti penitenziari, “non può aver ignorato la natura riservata delle informazioni contenute nella relazione del Gom”. E ancora: “È singolare ritenere che Delmastro potesse considerare quei contenuti come liberamente divulgabili”. Il Sottosegretario ha sempre sostenuto di avere agito nel rispetto del proprio ruolo ma per il tribunale la responsabilità penale è “oltre ogni ragionevole dubbio”. 

Parole, queste ultime, che portano le opposizioni a chiedere le dimissioni. “Come fa a restare un minuto in più in carico un sottosegretario che è stato condannato per rilevazione di segreto - afferma Debora Serracchiani del Pd -. Con questo comportamento ha messo in pericolo la sicurezza nazionale”. Anche Avs, con Grimaldi e De Cristofaro, invocano il passo indietro di Delmastro. “Le motivazioni dei giudici sono inequivocabili - aggiunge il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli -; Nordio venga in Parlamento a scusarsi per le bugie dette davanti al Paese per difendere il suo sodale”.