CANBERRA - Il Partito liberale ha scelto di abbandonare l’obiettivo di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050, confermando al tempo stesso la volontà di rimanere all’interno dell’Accordo di Parigi.
La decisione e stata presa dopo settimane di tensioni interne e un’estesa riunione di cinque ore che ha coinvolto tutti i 51 deputati e senatori Liberali, con una maggioranza orientata ad accantonare il traguardo del 2050.
La scelta segna un successo dell’ala conservatrice e un duro colpo per i moderati, che vedono complicarsi ulteriormente la possibilità di riconquistare seggi chiave nelle aree urbane. Alcuni esponenti come Andrew Bragg e Maria Kovacic avevano già lasciato intendere difficoltà a rimanere nel gabinetto ombra qualora il partito avesse fatto marcia indietro sulla linea precedente.
Il presidente della Climate Change Authority, l’ex ministro del Tesoro del NSW Matt Kean, ha criticato la mossa definendola “una nuova forma di negazione mascherata”, avvertendo che rinviare l’azione climatica significa lasciare indietro il Paese. Da parte sua, il governo ha accusato l’opposizione di “tornare al passato”, con il primo ministro Anthony Albanese che ha detto che i Liberali “non credono realmente alla scienza del cambiamento climatico”.
Il nuovo impianto programmatico prevede l’uscita del target net zero dalla piattaforma Liberale e la cancellazione del traguardo di riduzione delle emissioni al 2030 introdotto dai Laburisti. Tuttavia, il partito conferma l’impegno a fissare degli NDC - gli obiettivi quinquennali richiesti dal trattato internazionale - da definire però una volta al governo, non dai banchi dell’opposizione. Un compromesso lessicale stabilisce che il raggiungimento del net zero sarebbe un esito “ben visto”, pur non rimanendo un obiettivo formale.
Tra i dieci principi illustrati dal portavoce per l’Energia Dan Tehan figurano l’estensione della vita delle centrali a carbone, la revoca della moratoria sul nucleare e l’eliminazione delle misure considerate dall’opposizione “tasse sul carbonio camuffate”. La senatrice dei nazionali Bridget McKenzie ha accolto positivamente la svolta, sostenendo che una nuova strategia energetica possa ridurre i costi per le famiglie e proteggere la base industriale.
Per la leadership Liberale, è anche una mossa di immagine: mostrarsi prudenti sul clima senza pagare il prezzo di un obiettivo che divide profondamente il partito.