BUENOS AIRES - La Corte Suprema ha confermato l’esistenza di un sistema fraudolento strutturato per assegnare appalti pubblici in modo sistematico a imprese di Lázaro Báez, a danno dello Stato argentino e in particolare della Provincia di Santa Cruz

Tra il 2003 e il 2015, 51 opere pubbliche furono affidate con gravi irregolarità, con l’obiettivo di generare profitti indebiti per soggetti privati, in un contesto in cui Cristina Fernández de Kirchner ebbe un ruolo centrale.

La Corte sottolinea la sua responsabilità personale, in quanto firmataria del Decreto 54/2009, che organizzava il sistema di controllo e aggiudicazione dei lavori pubblici. È anche evidenziato il “fine di lucro” come motore del piano. Nonostante alcune carenze formali, la prova accumulata è considerata solida e sufficiente per mantenere la condanna.

Il verdetto della Corte Suprema, reso pubblico il 10 giugno 2025, ha respinto il ricorso straordinario presentato dalla difesa di Cristina Kirchner, confermando la sentenza già emessa dalla Cámara Federal de Casación.

I principali motivi del rigetto dell’appello segnalati nella sentenza sono principalmente di natura formale:

  • Il ricorso non presentava elementi di novità: la difesa si è limitata a ripetere argomenti già respinti in precedenza, senza un’elaborazione giuridica nuova e originale.
  • Mancanza di collegamento a questioni costituzionali: la difesa non ha indicato chiaramente quali diritti fondamentali sarebbero stati violati.
  • Motivazione insufficiente: le presunte violazioni non sono state spiegate né contestualizzate secondo gli standard richiesti.

La Corte ha comunque analizzato alcune obiezioni presentate dalla difesa, obiettandole:

  • Congruenza dell’imputazione: la Corte sostiene che le accuse sono state coerenti lungo tutto il processo; nessuna “sorpresa” processuale.
  • Accesso alle prove: secondo la Corte, la difesa ha ricevuto tutta la documentazione con sei mesi d’anticipo, potendo esercitare il diritto alla difesa.
  • Ne bis in idem: per i giudiici non è stato dimostrato che altri tribunali avessero già giudicato gli stessi fatti.
  • Ingresso delle prove: la modalità è stata quella consentita e regolare.

Infine, per la Corte, il giudizio non ha presentato segni di arbitrarietà manifesta, condizione necessaria per un annullamento. Al contrario, la valutazione delle prove e la condotta del processo sono state ritenute ragionevoli e coerenti con la giurisprudenza.

Con questa sentenza si è posto il sigillo finale al procedimento giudiziario iniziato nel 2008, che vede imputata l’ex presidente, dichiarando inammissibile l’ultimo tentativo della difesa di ribaltare la condanna.

Cristina Fernández de Kirchner dovrà scontare sei anni di reclusione (ancora da chiarire se ai domiciliari o in una struttura federale), non potrà più ricoprire incarichi pubblici e dovrà risarcire lo Stato e farsi carico delle spese processuali.