CANBERRA - Il ministro del Tesoro Jim Chalmers ha dichiarato che l’Australia non cederà alle pressioni esercitate per indebolire il proprio Pharmaceutical Benefits Scheme (PBS) in cambio dell’esenzione dalle tariffe.
I farmaci rappresentano una delle principali esportazioni australiane verso gli Stati Uniti, con un valore, stimato nel 2024, di circa 2,2 miliardi di dollari. Chalmers, ha definito le nuove misure “molto preoccupanti” prevedendo il loro probabile effetto negativo sul commercio globale.
“L’industria farmaceutica australiana è particolarmente esposta al mercato statunitense”, ha dichiarato Chalmers ospite di ABC, aggiungendo che il governo sta cercando chiarimenti urgenti sulle misure annunciate.
Le nuove tariffe sono state elevate per le pressione della potente lobby farmaceutica americana, che ha chiesto sanzioni contro l’Australia per via del PBS, il sistema che consente ai cittadini di accedere a medicinali a prezzi calmierati grazie alla negoziazione diretta con le aziende.
Il governo ha però escluso categoricamente qualsiasi modifica al PBS. “Non è in discussione, non è oggetto di trattativa”, ha ribadito Chalmers.
Intanto, un rapporto della Productivity Commission lascia intendere che i primi dazi imposti da Trump — su acciaio e alluminio australiani — potrebbero avere effetti positivi sull’economia australiana, con una crescita del Pil stimata dello 0,37%. Va, però, tenuto presente che l’esposizione di Canberra su questi metalli è molto inferiore rispetto ai farmaci, il cui 40% delle esportazioni è diretto negli Stati Uniti.
La situazione mette alla prova la politica commerciale australiana e l’equilibrio con Washington, in un contesto di crescente protezionismo economico da parte dell’amministrazione Trump.