Italiani d’Australia, multilinguismo e identità. Uno studio che si propone di fare luce su quella porzione di storia che ancora non è stata analizzata e che, invece, rappresenta una parte importante della comunità che dal Bel Paese si è spostata in Australia.
Ad esplorare il trilinguismo (inglese, italiano e dialetto) che caratterizza i giovani italo-australiani di età compresa tra 18 e 30 anni, ci penserà la professoressa dell’Università di Sydney, Antonia Rubino, che si è concentrata in una ricerca approfondita su quello che rappresenta, oggi, il secondo gruppo etnico non anglofono presente in Australia, con oltre un milione di persone che hanno segnalato l’ascendenza italiana nell’ultimo censimento (2016) e oltre 271.000 che parlano italiano, quinta lingua madre più parlata in Australia.
Stando a quanto emergerebbe dallo studio, al contrario di quanto si possa pensare, il contesto italo-australiano è caratterizzato da un’elevata vitalità e da una trasmissione linguistica intergenerazionale relativamente alta, in quanto il 44% di coloro che dichiarano l’uso “domestico” dell’italiano (cioè lo parlano in famiglia, a casa) sono nati in Australia.
E proprio questo concentrarsi su una parte di italiani che non è mai stata passata al setaccio delle statistiche e delle analisi di esperti, sempre focalizzati solo sui migranti italiani del dopoguerra o sui loro figli, rende questo studio innovativo e tutto da analizzare. I dati sono stati raccolti attraverso un sondaggio online e interviste che esplorano le esperienze linguistiche e le percezioni dell’uso della lingua.
Nella sua presentazione, che si terrà su Zoom il prossimo 9 novembre dalle ore 12.30 alle ore 14, la professoressa Rubino si concentrerà sui risultati del sondaggio (224 intervistati) che, oltre a informazioni sociodemografiche e socioculturali dettagliate, “ha evidenziato la competenza autovalutata degli intervistati in ciascuna delle tre lingue: inglese, italiano e dialetto; i loro atteggiamenti verso le lingue, l’uso del linguaggio auto-riferito con una serie di interlocutori e in un’ampia selezione di situazioni comunicative. Le risposte alle domande sono state particolarmente dettagliate e hanno, secondo Rubino, notevolmente arricchito i risultati fornendo alcune preziose intuizioni sulle pratiche linguistiche di questi giovani italo-australiani, in particolare all’interno della famiglia allargata”.