MILANO - La Procura di Milano, che indaga sul caso del drone di sospetta fabbricazione russa che sarebbe passato per sei volte sopra il centro di ricerca comune dell’Ue di Ispra (Varese), sta facendo accertamenti per verificare se ci siano stati altri possibili sorvoli non denunciati di velivoli teleguidati su un’area di circa 5 km quadrati, ossia la cosiddetta no-fly zone che comprende lo stesso Jrc, vicino al lago Maggiore, e alcuni stabilimenti di Leonardo, l’azienda industriale della Difesa nazionale.
L’inchiesta, tra l’altro, si concentra anche su quella zona del Varesotto perché là sarebbero presenti persone orientate ideologicamente su posizioni filorusse.
Nell’indagine, coordinata dall’aggiunto del pool antiterrorismo Eugenio Fusco e dal pm Alessandro Gobbis e condotta dal Ros dei carabinieri, sono in corso accertamenti, anche con la richiesta di tracciati all’Enav e all’Aeronautica militare, per avere riscontri innanzitutto su quei sei passaggi in cinque giorni del drone sul Jrc di Ispra, che sono stati ricostruiti nella denuncia dei responsabili della sicurezza del centro.
In più, stando a quanto si è saputo da fonti giudiziarie, le analisi si stanno allargando anche al sospetto che in quell’area possano esserci stati altri sorvoli. Tutto sarà verificato, in sostanza, anche i sistemi di sorveglianza delle piste di collaudo degli stabilimenti di Leonardo.
Intanto, oltre alle verifiche tecniche sul software del captatore del Jrc, sui tracciati e su eventuali immagini di videosorveglianza, gli investigatori in questi giorni stanno continuando ad ascoltare testimoni, come ricercatori e responsabili della sicurezza del centro.
L’indagine è a carico di ignoti per spionaggio politico o militare, aggravato dalla finalità di terrorismo con condotte di grave danno all’Italia.