BUENOS AIRES – È una città senza centro. Finché non trovi il tuo. Ogni quartiere della capitale argentina è una piccola comunità a sé, con le sue piazze, i luoghi di culto, di ritrovo, di scambio. Dove si balla tango, si fa politica, si presentano libri o si organizzano corsi. Dove c’ancora spazio per la solidarietà e la costruzione del vincolo sociale.
Ogni quartiere porta le tracce dell’immigrazione: quella italiana ed europea di inizio ’900 (o precente) e quella, più recente, da altri Paesi sudamericani, da Cina, Corea, Senegal e Ghana.
Ogni quartiere ha la sua storia, la sua epica, i suoi eroi.
Per questo il Governo della città ha lanciato il programma Barrios en Foco (Quartieri messi a fuoco), un’iniziativa con l’obiettivo di dare visibilità e valore all’identità culturale, sociale e urbana dei quartieri di Buenos Aires.
Il progetto mira a rafforzare i legami comunitari, dare risalto alle storie locali e promuovere la collaborazione tra i residenti, le organizzazioni di quartiere e l’amministrazione locale.
Il tutto per contribuire alla costruzione di un’identità collettiva che rifletta la vitalità e la diversità di ciascun quartiere, oltre a valorizzare il senso di appartenenza, promuovere l’integrazione e celebrare le storie uniche che compongono il tessuto urbano di Buenos Aires.
“Il programma propone il coordinamento di diverse azioni governative e la partecipazione cittadina per realizzare attività che rafforzino l’ecosistema locale, valorizzando le caratteristiche uniche di ogni quartiere”, ha dichiarato César Torres, segretario del Governo e Vincolo Cittadino della capitale.
Questa prima fase del progetto si è concentrata su sei quartieri: Almagro, La Paternal, Villa General Mitre, Villa Santa Rita, Colegiales e Coghlan.
La metodologia di lavoro è di tipo partecipativo e include la formazione di tavoli di lavoro, formati da residenti e rappresentanti delle istituzioni e organizzazioni della società civile: club sociali e sportivi, biblioteche, scuole, commercianti, giunte storiche, comunas (le circoscrizioni amministrative della città)…
I gruppi si sono riuniti a settembre, ottobre e novembre dello scorso anno. I diversi partecipanti hanno creato una mappatura collettiva che ha identificato luoghi, personaggi emblematici e storie legate a ciascun territorio e ciascuna comunità.
Ad Almagro, per esempio, a fare la parte del leone è l’Asociación Calabresa, centro di riferimento per tutto il quartiere. Alla Paternal, invece, è centrale la storia del cinema-teatro Taricco e la lotta (finora senza risultato) degli abitanti, guidati da Norberto Zanzi, per riaprirlo e restituirlo alla collettività come centro culturale.
Il risultato di questi incontri è stato rappresentato, nella sua essenza, in mappe illustrate, realizzate da artisti che hanno un legame speciale con il quartiere stesso. I partecipanti di questa prima “tornata” sono Ignacio Minaverry (Villa Santa Rita), Pum Pum (Coghlan), Florencia Gavilán (Villa General Mitre), Juan Manuel Puerto (La Paternal), María Luque (Almagro).

María Luque, autrice della mappa di Almagro.
Per molti di loro, il lavoro ha significato una vera e propria esperienza di scoperta del territorio. È il caso di María Luque, rosarina di nascita, che racconta che ha potuto conoscere in modo più approfondito Almagro, il quartiere dove vive a Buenos Aires, grazie a questo lavoro. Che ha richiesto passeggiate senza una meta precisa, ma con i sensi in allerta, pronti a captare suggestioni, suoni, immagini.
Le diverse mappe sono state presentate nei vari quartiere e in un evento collettivo all’ultima Fiera del libro di Buenos Aires.
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