TAMAULIPAS - Dopo il lancio di un razzo dalla base di SpaceX a Boca Chica, nel sud del Texas, l’esplosione in cielo ha lasciato dietro di sé più che fumo e rumore: migliaia di frammenti e rifiuti spaziali si sono riversati sulla spiaggia Bagdad, nel nord dello Stato messicano di Tamaulipas.  

Nella sabbia sono stati trovati detriti di plastica fusa, alluminio con etichette SpaceX, tubi d’acciaio e adesivi blu, materiali che mettono in pericolo un ecosistema già fragile. 

A denunciare la situazione è Conibio Global, una piccola ogn impegnata da anni nella conservazione delle tartarughe marine, in particolare della tartaruga di Kemp (tortuga lora), specie in pericolo, tra le più rare al mondo, che vive proprio in questa zona.  

Il suo fondatore, Jesús Elías Ibarra, racconta che l’organizzazione ha raccolto oltre una tonnellata di detriti in soli 500 metri di costa, dopo un lancio effettuato a maggio. 

Ibarra ha spiegato che, in occasione di un lancio avvenuto nel novembre 2024, la reazione di SpaceX era stata rapida: tre elicotteri e oltre dieci imbarcazioni avevano recuperato i resti caduti in mare. Ma in seguito, a maggio e poi ancora a giugno, la risposta è sembrata tardiva o del tutto assente, lasciando l’onere della pulizia all’organizzazione locale. 

SpaceX, ha risposto con un comunicato pubblicato su X il 26 giugno, affermando di aver offerto risorse e supporto per la raccolta dei detriti e di aver chiesto assistenza al governo messicano. La compagnia ha anche sottolineato che le analisi sui materiali non indicano rischi chimici, biologici o tossicologici. 

Tuttavia, Conibio Global non ha mai avuto contatti diretti con SpaceX. Secondo Ibarra, i volontari sono persino stati sorvegliati con droni dell’azienda durante le operazioni di raccolta. I rifiuti recuperati sono stati consegnati alla Procura federale di protezione dell’ambiente (Profepa). 

Le preoccupazioni ambientali vanno oltre i materiali sparsi: secondo Ibarra, le vibrazioni causate dai lanci compattano la sabbia, impedendo alle tartarughe appena nate di emergere dai nidi. Almeno 300 piccoli sarebbero morti a causa di questo fenomeno.  

Inoltre, l’ultima esplosione ha bruciato vegetazione lungo il fiume Bravo, abbattuto alberi e provocato danni lievi a case nelle città di confine.