ANKARA - Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, ha trascorso la prima notte in una stazione di polizia, in seguito all’arresto per accuse di corruzione e legami con organizzazioni terroristiche. Questa mattina sono partiti gli interrogatori per altri 87 degli arrestati, quasi tutte figure legate al partito di opposizione Chp, impiegati e professionisti che hanno lavorato nel Comune di Istanbul. 

Mercoledì migliaia di persone si sono radunate davanti alla sede del Comune, lanciando slogan contro il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan. Un raduno spontaneo, per manifestare la solidarietà al sindaco, avvenuto nonostante i 4 giorni di divieto di manifestazioni decretato dalla procura di Istanbul.  

Alcune strade e fermate di metropolitana, autobus e funicolare sono state chiuse, sbarrate da transenne e dalla polizia in assetto antisommossa. Alla manifestazione ha preso parte anche la moglie del sindaco di Istanbul, Dilek Imamoglu, che si è rivolta alla folla dichiarando che “non è stato solo Ekrem Imamoglu a finire in carcere, ma 16 milioni di cittadini”. Parole che hanno scatenato gli applausi della folla che ha chiesto a gran voce le dimissioni del governo. Il Chp ha indetto una nuova manifestazione per questa sera. 

Imamoglu è considerato lo sfidante naturale del presidente in carica e avrebbe dovuto partecipare alle primarie del proprio partito previste per domenica prossima. Come avvenuto mercoledì, anche oggi non c’è accesso a social media come Instagram e a servizi di messaggistica come WhatsApp. 

Intanto la lira turca continua a subire le conseguenze degli avvenimenti delle ultime 24 ore. Dopo aver toccato ieri i minimi storici rispetto a dollaro ed euro, oggi, nonostante piccoli segnali di ripresa, la valutazione rimane bassissima: servono infatti 38 lire per un dollaro e 41 lire per un euro. Un crollo che potrebbe avere pesanti conseguenze politiche anche per lo stesso Erdogan.