Secondo l’Istat, Il tasso di disoccupazione in Italia a marzo è stato dell’8,4%, registrando una diminuzione di oltre l’1%, ossia il calo maggiore nell’arco di un mese dal 2004. C’è da discutere se questi dati siano veri. Ma se crediamo ai dati, cosa che non penso sia possibile, allora il tasso di disoccupazione in Italia è il più basso che ci sia stato negli ultimi 10 anni. Infatti, l’ultima volta che l’Italia ha registrato un tasso di disoccupazione così basso è stato nel 2011.

Questo calo del tasso di disoccupazione segnalato dall'Istat contraddice completamente le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per la disoccupazione in Italia. L’FMI aveva previsto che la disoccupazione media sarebbe aumentata dal 10 percento nel 2019 al 12,7 percento nel 2020. Quindi, un drammatico aumento della disoccupazione prevista dall’FMI, ma contraddetto dai primi dati riportati dopo il coronavirus.

La caduta del tasso di disoccupazione segnalata dall’Istat contraddice completamente anche il calo del Prodotto Interno Lordo (PIL) registrato dall’Istat nelle ultime due settimane. Secondo l’Istat, il PIL è diminuito del 4,8% nel primo trimestre del 2020. Secondo i miei calcoli, questo significa che per marzo il PIL deve essere diminuito del 14,5% circa. Di fronte a una così grande contrazione dell’economia italiana, come può essere diminuito il tasso di disoccupazione?

Bene, la verità è che il tasso di disoccupazione riportato dall’istat non ha assolutamente alcun significato allo stato attuale. Questo per due motivi. Innanzitutto, durante il mese di marzo il lavoro dell’istat è stato interrotto dal coronavirus. Normalmente viene fatto un sondaggio e si contattano le persone elettronicamente e telefonicamente per scoprire se sono impiegate. Sfortunatamente, l’azienda responsabile del lavoro ha ridotto l’attività ed è stato contattato solo un piccolo campione di persone. Ciò significa che il numero riportato non è affidabile.

Approfondiamo il problema. Il numero di disoccupati è costituito da coloro che avevano un lavoro e lo hanno perso, coloro che vogliono lavorare e non riescono a trovare lavoro, così come coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro. All’inizio del coronavirus, intorno a marzo, possiamo immaginare che molte persone che erano impiegate non avevano capito davvero se avevano ancora un lavoro. Ci si è ritrovati a casa senza lavorare e senza sapere di avere ancora un lavoro. Quindi, secondo me questa è una parte rilevante del problema. Ciò significa che queste persone e l’istat non capiranno davvero il vero tasso di disoccupazione per almeno altri due o tre mesi, quando le persone cercheranno di tornare al lavoro solo per scoprire di non avere un lavoro.

I dati ci dicono anche che il numero di persone in cerca di lavoro è diminuito di 200.000 unità ma, mentre questo è un numero che ha senso, penso che si sottovaluti il numero di coloro che hanno smesso di cercare lavoro. Logicamente, è quasi impossibile cercare efficacemente un lavoro quando tutto è chiuso.

Forse l’univo vero indicatore è il numero degli occupati, che è diminuito di ben 27.000 unità. Inoltre, i dati ci dicono anche che il numero di persone inattive è aumentato di 300.000 unità, ma anche questo numero sembra troppo piccolo.

Pertanto, non disponiamo di dati affidabili sulla disoccupazione. Questo è un grosso problema per il governo italiano. Durante una crisi in cui il governo ha bisogno di dati puntuali e precisi per capire cosa stia succedendo nell’economia e quanto stimolo applicare, purtroppo si hanno dati che sono spazzatura. Sfortunatamente il governo italiano sta “volando alla cieca”. Senza un’accurata comprensione delle dimensioni del problema della disoccupazione in Italia, come può il governo sperare di sviluppare una soluzione ragionevole?