ROMA - Tribunali e Procure corrono ai ripari bloccando temporaneamente l’utilizzo dell’app sul processo telematico, entrata in vigore il primo giorno dell’anno, dopo il via libera al decreto del 27 dicembre. 

L’avvio del nuovo sistema digitale per atti e documenti giudiziari fin dall’inizio è stato contraddistinto da difficoltà nella sua applicazione, tanto che i presidenti dei Tribunali – da Roma a Torino da Milano a Napoli, Bolzano e Pescara – hanno disposto la sospensione dell’applicazione.  

Una scelta condivisa anche dalla Procura della capitale, la più grande d’Italia, che ha imposto il semaforo rosso al suo utilizzo fino al 31 gennaio. Il procuratore capo Francesco Lo Voi, in una circolare, ha stabilito che i pubblici ministeri per i prossimi 23 giorni dovranno redigere e depositare gli atti in forma di “documenti analogici”, invitando a trasmettere con modalità non telematiche documenti, richieste e memorie. 

Nel provvedimento si motiva la decisione anche alla luce del fatto che in molti casi non risultano presenti nell’app i relativi modelli.  

Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, parla di rischi di rallentamento per “l’ordinaria attività processuale” e a Napoli, dove si è svolta una riunione con i capi degli uffici inquirenti, il Tribunale ha sospeso l’applicazione fino al 31 marzo.  

Stessa data per Genova, dove i processi penali si svolgeranno con un doppio binario, ossia si userà la modalità analogica se il sistema dell’app non funzionerà. Doppio binario per tutto il mese di gennaio anche ad Aosta. A Bologna sono state riscontrate criticità, ma non è stato decretato lo stop della app. 

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, difende il progetto affermando che è un problema “che riguarda l’evoluzione tecnologica che si cerchiamo di risolvere”, aggiungendo che “le cose non vanno male come sembrerebbe”. Ma è di tutt’altro avviso l’Associazione nazionale magistrati per la quale il bilancio è disastroso. 

I penalisti parlano di “inefficienze” di un sistema che “lungi dal semplificare il processo, lo complica allungando i tempi delle procedure”.