LONDRA - Sono stati 26 i Paesi che hanno partecipato sabato al vertice della ‘coalizione dei volenterosi’ organizzato dal primo ministro britannico Keir Starmer con i leader di un gruppo di Paesi alleati dell’Occidente, fra nazioni europee e non.
Al termine della riunione virtuale Starmer ha dato appuntamento per il passaggio successivo che consisterebbe nell’avvio della fase operativa per la creazione di una forza di interposizione in Ucraina dopo la fine della cessazione delle ostilità con Mosca.
Un’eventualità già esclusa da Giorgia Meloni che non prevede la partecipazione italiana con “una forza militare nazionale sul terreno”, puntando invece l’attenzione sulla necessità di lavorare sia con i partner europei, che con gli Stati Uniti, per definire “garanzie di sicurezza credibili ed efficaci” per Kiev, con l’obiettivo di ottenere “una pace giusta e duratura, che assicuri la futura sovranità e la sicurezza dell’Ucraina”.
Londra, da parte sua, ha invitato gli alleati alla “massima pressione collettiva”, economica in primis, sulla Russia di Vladimir Putin per spingere lo zar a smetterla con “i giochini” e “i rinvii” e accogliere la proposta di tregua dell’amministrazione Usa di Donald Trump già accettata da Volodymyr Zelensky.
“La mia sensazione è che [Putin] prima o poi dovrà sedersi al tavolo e impegnarsi in discussioni serie”, ha esordito Starmer, mettendosi a capo del gruppo dei partecipanti, tra cui una ventina di Paesi europei e alcuni non europei, quali la Turchia, il Canada, la Nuova Zelanda e l’Australia.
“Nell’ultima settimana molto è successo”, ha aggiunto, riferendosi all’esito dei colloqui americano-ucraini in Arabia Saudita, quando Kiev ha accettato “un cessate il fuoco senza condizioni di 30 giorni”, Mosca ha preso tempo e continuato i “suoi barbarici attacchi all’Ucraina”, mentre “il mondo ha bisogno di azioni, non di parole vuote o di condizioni”.
Di qui l’impegno dei ‘volenterosi’ a riaffermare il sostegno a Kiev affinché possa difendersi nell’immediato, ma anche a consolidare il suo apparato militare in vista di una pace futura per “scoraggiare ulteriori aggressioni”.
Londra, inoltre, crede nella necessità di imporre di “nuove sanzioni” contro la Russia per “indebolire la macchina da guerra” di Mosca e costringere il Cremlino a negoziare senza ulteriori rinvii. In prospettiva resta l’obiettivo di un “dispiegamento della coalizione” in Ucraina, “sul terreno e con aerei nei cieli, nell’eventualità di un accordo”, in modo da garantire “una pace sicura e duratura”.
Il prossimo appuntamento è fissato per giovedì 20 marzo, con la convocazione nella capitale britannica dei comandanti militari delle nazioni in prima linea, a cui spetterà delineare “progressi pratici” a livello di pianificazione “operativa”. Un’occasione destinata a limitare le presenze allo zoccolo duro dei Paesi pronti fin da subito a mettere a disposizione truppe da mandare sul campo.
Il primo ministro Anthony Albanese che nei giorni scorsi ha affermato che il governo australiano avrebbe preso in considerazione una richiesta di assistenza da parte di Kiev, dopo il vertice dei ‘volenterosi’ ha dichiarato che è “nell’interesse nazionale” restare al fianco dell’Ucraina “per assicurarci che le azioni illegali e immorali della Russia non vengano premiate attraverso alcun processo di pace”.