BUDAPEST - Sarà il 3 aprile, ha comunicato il presidente ungherese Janos Ader, il giorno della grande sfida tra Viktor Orban, che cerca il quarto mandato da primo ministro, e Peter Marki-Zay, sostenuto da un’inedita alleanza di partiti che va dalla sinistra all’estrema destra di Jobbik.
Accusato di corruzione e derive autoritarie, Orban conserva una notevole popolarità in patria e parte dell’opinione pubblica gli riconosce il rilancio economico del Paese dopo anni di stagnazione.
Nel 2018 Fidesz, il partito di Orban, e i suoi alleati cristiano-democratici conquistarono, con il 48% dei voti, 133 seggi in Parlamento su 199 e conservarono quindi la “supermaggioranza” che nei due mandati precedenti aveva consentito di cambiare la Costituzione in autonomia.
Questa volta il cinquattottenne premier si trova però di fronte a una gara dall’esito tutt’altro che scontato.
L’uomo sul quale puntano i sei principali partiti d’opposizione è il sindaco di una città di provincia del Sud, un quarantanovenne senza affiliazioni politiche che si definisce “cristiano conservatore”.
Cattolico praticante e padre di sette figli, Marki-Zay ha vinto facilmente il secondo turno delle primarie che hanno scelto il leader della lista unificata.
“Vogliamo un’Ungheria nuova, più pulita e onesta, non solo sostituire Orban o il suo partito”, ha affermato un candidato il cui profilo anti-casta ha incontrato i consensi dei giovani.
Per anni, il partito di governo Fidesz - di cui lo stesso Marki-Zay è stato elettore - ha beneficiato della frammentazione dell’opposizione; ora, per la prima volta da quando è salito al potere, Orban dovrà vedersela con un fronte unito ma variegato che va dai socialisti agli ambientalisti, passando per i liberali.