BRASILIA – Si sono aperte le urne per il primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile, con la sfida all’ultimo voto tra Luiz Inácio Lula da Silva e Jair Bolsonaro.
Il primo, 76 anni, ex sindacalista, vecchio leader del Partito dei lavoratori, ha già guidato il Brasile nei primi anni del terzo millennio: Lula ha mantenuto il potere dal 2003 fino al 2011, quando ha passato poi il testimone alla sua compagna di partito, Dilma Rousseff.
Il secondo, Jair Bolsonaro, 67 anni, è invece l’attuale presidente del Paese sudamericano. Il cognome tradisce le sue origini: la famiglia del nonno paterno proveniva da un piccolo Comune in provincia di Padova. Bolsonaro appartiene al Partido Social Liberal, di orientamento nazionalista e conservatore. Nel 2018, la sua vittoria al secondo turno era stata schiacciante: aveva stracciato con un amplissimo margine di vantaggio il suo avversario, Fernando Haddad (del partito di Lula).
Quattro anni dopo, però, le cose sembrano essere molto cambiate. I sondaggi, che già da settimane imperversano nelle Tv e nei giornali del Paese (la sfida è molto sentita in Brasile e appassiona parecchio i cittadini), danno quasi per certa la vittoria del vecchio, ex presidente.
In un rilevamento pubblicato a cinque giorni dal voto, Lula è dato al 48,3% delle intenzioni di voto contro il 41% dell’attuale capo dello Stato, che avrebbe dunque ridotto il suo svantaggio sul diretto rivale: è quanto rivela un sondaggio dell’agenzia AlasIntel divulgato da Cnn Brasil.
Lula, candidato del Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra), è sceso dello 0,1% mentre Bolsonaro, candidato alla rielezione per il Partito liberale (Pl, di destra), è cresciuto del 2,4% rispetto al rilevamento anteriore. In calo nelle preferenze gli altri candidati: Ciro Gomes, del Partito democratico brasiliano (Pdt, di centrosinistra), è ora al 3,5%, perdendo il 2,8% in una settimana, mentre Simone Tebet, del Movimento democratico brasiliano (Mdb, conservatore), ha il 2,1%, con un calo dell’1,9%.
Per cercare di recuperare in extremis lo svantaggio, Bolsonaro ha giocato in queste ore le sue ultime carte. Il presidente uscente è arrivato a minacciare di mandare l’Esercito nei seggi dove non si permetterà di andare a votare, indossando le magliette coi colori della Nazionale di calcio.
“Io invito tutti ad andare a votare con la maglietta verde e giallo, quello che Forze armate possono garantire è che votare in giallo e verde sarà garantito”, ha detto Bolsonaro nel suo messaggio settimanale sui social. “Ordinerò alle Forze armate che partecipano alla sicurezza di interrompere le operazioni in qualsiasi collegio elettorale che proibisce l’ingresso con la maglietta”, ha aggiunto.
Ancora una volta l’attacco del Presidente è rivolto alla Corte suprema che, in effetti, non ha vietato agli elettori di indossare la maglia ma ai funzionari elettorali e scrutatori, ricordando come la legge elettorale vieti a loro di indossare magliette, distintivi o altro che possa fare propaganda elettorale.
Ma nel suo attacco Bolsonaro non ha fatto nessuna differenza, scagliandosi ancora una volta contro il presidente Alexandre de Moraes, accusandolo di fare il gioco di Lula: “Siamo in una democrazia o nello Stato di Alexandre de Moraes? Di cosa ha paura? Ha paura che il mondo veda il Brasile che vota in giallo e verde?”. La maglia della Nazionale del Brasile è diventata la divisa di ordinanza dei sostenitori di Bolsonaro in comizi e manifestazioni.
Nel frattempo, il Tribunale superiore elettorale (Tse), organo che si occupa dello spoglio e sorveglia sul corretto svolgimento della campagna elettorale, ha disposto un’indagine a carico di membri del Partito di Bolsonaro, per la diffusione di un rapporto con informazioni “false” sulla sicurezza dei dispositivi per il voto elettronico.
Il documento del Partido Social Liberal afferma - senza prove - che il risultato elettorale può essere truccato da un gruppo di dipendenti del Tribunale. Il presidente del Tse, Alexandre de Moraes, ha disposto che il rapporto, che reca il timbro del partito ma non ha la firma di nessuno dei suoi quadri, sia inviato alla Corte suprema federale (Stf) e sia incluso nell’inchiesta sulle fake news (di cui è relatore) evocando anche possibili responsabilità penali per gli ideatori.
Il primo turno delle elezioni è previsto per legge il 2 ottobre. Il diritto di voto è concesso ai cittadini che abbiano compiuto 16 anni ed è obbligatorio tra i 18 e i 70 anni. Le stime fornite dalle autorità elettorali parlano di un bacino di 156,4 milioni di elettori. Nel caso nessuno degli aspiranti presidenti ottenga il 50 per cento dei voti più uno, si ricorrerà a un ballottaggio tra i due candidati più votati, il 30 ottobre.
I brasiliani all’estero voteranno solo per il presidente. In palio ci sono poi i 513 seggi della Camera dei deputati e 27 degli 81 scranni del Senato. Le urne si apriranno inoltre per l’elezione di governatore e vicegovernatore dei 26 Stati e del Distretto federale di Brasilia.