BUENOS AIRES – Il peronista di centro-sinistra, Alberto Fernández (nella foto), ha vinto le elezioni presidenziali argentine, distanziando di diverse lunghezze il capo di Stato uscente, il liberale Mauricio Macri. “È un grande giorno per l’Argentina”, ha dichiarato Fernández.
I quasi 34 milioni di argentini erano stati chiamati alle urne per scegliere il presidente e il suo vice, nonché un terzo dei senatori e la metà dei deputati. Sei in tutto i candidati che alle primarie dello scorso agosto avevano superato la soglia del 2%, ma la corsa per la Casa Rosada si è giocata tra Macri e Fernández, che si è presentato in ticket con una vice d’eccezione, l’ex presidente, Cristina Fernández de Kirchner.
Con questa sconfitta Macri paga le conseguenze della grave crisi economica che attanaglia il Paese, con il Pil in calo del 3,1% e l’inflazione al 57,3%. Il motto del presidente era quello di “riportare l’Argentina nel mondo”, ma il suo primo mandato si conclude con un netto peggioramento degli indicatori macro-economici. Il tasso di povertà è cresciuto del 35%; il peso argentino ha perso il 70% del suo valore dal gennaio del 2018 a oggi e i dati ufficiali parlano di una disoccupazione al 10%, la più alta da 12 anni a questa parte.
Fernández ha un programma che prevede un piano contro la povertà e la rinegoziazione del debito pubblico, a partire dai termini per la restituzione del prestito di 56 miliardi di dollari che l’Argentina ha ottenuto nei mesi scorsi dal Fondo monetario internazionale.
Fernández, comunque, non gode del favore del mondo economico e finanziario, che teme un ritorno a politiche di chiusura e scelte ideologiche agli antipodi rispetto a quelle attuate da Macri.