ROMA - È cominciato in Vaticano il processo d’Appello per la gestione dei fondi della Santa Sede che ruota intorno alla compravendita di un palazzo di lusso a Londra. Il primo grado si è concluso nel dicembre 2023 con la condanna di 10 imputati per reati che vanno, tra gli altri, dalla truffa alla corruzione. Il procedimento giudiziario, 86 udienze dopo, è stato definito il ‘processo del secolo’ per la presenza, tra gli imputati, per la prima volta, di un cardinale: l’ex sostituto per gli Affari generali della Santa Sede, Giovanni Angelo Becciu.

Il prelato sardo ha sempre dichiarato la sua “assoluta innocenza” e ha parlato di una “gogna pubblica di proporzione mondiale” nei suoi confronti. Durante il primo capitolo del procedimento giudiziario sono stati contestati duramente dagli avvocati delle difese i Rescripta di Papa Francesco, sopraggiunti nel corso delle indagini, che ne avrebbero modificato le modalità, conferendo poteri eccezionali ai pubblici ministeri.

Gli interventi del Pontefice, che nello Stato della Città del Vaticano detiene il potere legislativo, sono stati contestati perché, secondo i legali, avrebbero permesso al promotore, tra le altre cose, di selezionare a sua discrezione gli atti da consegnare alle controparti, per giunta riempiti di omissis.

Nella prima udienza è stata dichiarata “ammissibile” l’istanza di ricusazione del promotore di Giustizia Diddi. A presentare l’istanza, tra gli altri, il legale del cardinale Becciu. Sarà poi la Corte di Cassazione vaticana (formata da quattro giudici: i cardinali Kevin Joseph Farrell, Augusto Paolo Lojudice, Matteo Maria Zuppi e Mauro Gambetti) a doversi pronunciare nel merito ma, non essendoci termini perentori, la decisione potrebbe arrivare in un tempo indefinito. 

A riaccendere i riflettori sull’intera vicenda processuale, in questi ultimi mesi, sono state una serie di chat, pubblicate su un quotidiano italiano, tra due donne, Francesca Immacolata Chaouqui e Genoveffa Ciferri, entrambe sentite come testimoni perché legate in diverso modo a monsignor Alberto Perlasca, ex direttore dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato.