MILANO - Il caso sul permesso di lavorare all’esterno del carcere di Emanuele De Maria è al vaglio del ministero della Giustizia, ma il suo avvocato, Daniele Tropea, sottolinea che l’uomo “meritava il permesso di lavorare fuori, visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere”.  

Il legale ha spiegato che “la sua posizione era stata valutata dall’area educativa del carcere di Bollate e dal magistrato di Sorveglianza di Milano”, chiarendo che anche per questo non si sarebbe mai aspettato nulla di quanto accaduto.   

De Maria si è ammazzato gettandosi dal Duomo dopo un duplice delitto che avrebbe pianificato: prima l’omicidio di Chamila Wijesuriya, la barista cinquantenne dell’hotel Berna di Milano, e poi l’aggressione al collega Hani Nasr, che però si è difeso ed è sopravvissuto. 

È questa l’ipotesi del pm di Milano Francesco De Tommasi, a capo dell’inchiesta sulla tragedia in cui la donna è morta, accoltellata alla gola. 

Le indagini, coordinate dal pm De Tommasi e affidate a Polizia e Carabinieri, stanno ricostruendo i movimenti di De Maria nelle 48 ore precedenti al suo suicidio per capire dove è stato durante le notti di venerdì e sabato e se qualcuno, ignaro del suo piano omicida, gli abbia dato ospitalità. 

Gli accertamenti stanno cercando di appurare, in particolare, cosa abbia fatto negli orari in cui è sparito dai monitor delle telecamere e dalle celle telefoniche.

Al momento si sa solo che ha spento il cellulare e ha chiamato la madre e la cognata con il telefono di Chamila venerdì pomeriggio per chiedere “perdono” e spiegando loro di aver fatto una “cazzata”, prima di rendersi irrintracciabile. 

Dopo le 17 è stato ripreso sulle scale della metropolitana e di lui si sono perse le tracce fino alla mattina del sabato, quando alle 6.17 si è presentato all’Hotel Berna e ha tentato di uccidere il collega egiziano.  

Poi è sparito di nuovo, e domenica, poco prima delle 14, si è gettato dalla terrazza del Duomo dove era salito come un normale turista, pagando il biglietto e senza essere riconosciuto, in quanto i controlli riguardano armi, esplosivi o altre possibili minacce, e non l’identità delle persone. 

Hani Nasra, il collega che è sopravvissuto, è già stato sentito da inquirenti e investigatori, e ha spiegato di aver messo in guardia Chamila, consigliandole di interrompere la relazione, in quanto De Maria aveva una condanna definitiva per aver accoltellato a morte, nel 2016, un’altra donna.