Palloncini tricolore su ogni tavolo, un bicchiere di prosecco accompagnato da tanti assaggini culinari della tradizione a dare il benvenuto ai commensali.
In poche ore la ‘Sala Gondola’ del Veneto Club si colora con il brusio vivace dei diversi accenti di soci e simpatizzanti del Cavour Club, storico sodalizio che lo scorso 20 settembre ha spento ben 109 candeline.
Quello che colpisce è la varietà: dai gamberetti fritti agli arancini siciliani, accenti veneti e piemontesi che si mescolano a quelli campani e calabresi, storie di vita che arrivano dal Nord come dal Sud, in un melting pot che lascia di stucco, perché qui la tradizione non è necessariamente legata a un’area specifica del Belpaese, come ci racconta lo stesso presidente, Sergio Del Pozzo.
“Fondato da piemontesi 109 anni fa, il club prende il nome dallo statista Camillo Benso Conte di Cavour, ma è sempre stato un luogo di ritrovo per tutti gli italiani”, asserisce il presidente.
Del Pozzo, che partecipa alle attività del sodalizio dal 1962 ed è al suo timone da 22 anni, racconta con orgoglio le attività dell’associazione: quattro feste l’anno – a marzo, giugno, settembre e novembre – che scandiscono la socialità dei suoi frequentatori. Quest’anno, però, qualche difficoltà c’è stata: “[Questa sera] dovevamo essere in 100, ma ci ritroviamo in 60 – ammette –. Abbiamo dovuto riorganizzare tutto e cambiare sala all’ultimo secondo”. Nessun dramma, perché l’atmosfera comunque resta allegra e briosa.
Palpabile è l’emozione dei presenti. Fra loro, Tiziano Federici, 93 anni, vicepresidente del club con radici nel Lago di Garda, ma in Australia da 70 anni.
Da 20 anni partecipa alle varie attività insieme alla moglie Maria, segretaria e memoria storica del sodalizio. È lei, ucraina di nascita, ad aver imparato l’italiano dal marito e a raccontarci quanto il club le stia a cuore: “Per me è tutto, è amicizia, rispetto, cultura”.
Tiziano invece osserva con un po’ di malinconia come siano cambiate le cose nel tempo: “I nostri figli sono nati qui, hanno una cultura diversa dalla nostra. Per loro il club non ha lo stesso significato che ha per noi. La tecnologia poi ha tolto molto alla socialità”.
Il lavoro per organizzare questa festa è stato lungo: due settimane di telefonate, inviti, menù da concordare. Alla fine, però, il risultato è stato davvero eccellente: un menù da leccare i baffi, con un delizioso risotto salsicce e funghi, filet mignon e una bellissima torta per dessert, caffè e, naturalmente, grappa e sambuca “per alleggerire la serata”, come scherza Del Pozzo.
Nella grande varietà che segna la festa, c’è anche la musica: Clemente De Lucia, venuto assieme alla moglie Michelina, propone un repertorio che spazia dai balli popolari piemontesi a Gigi D’Alessio. E quando parte Como suena el corazón qualcuno si alza a ballare e la sala si riempie di applausi.
“Amo la musica e rallegrare le serate”, asserisce De Lucia.
In mezzo ai tavoli c’è anche Tony Pecoraro, volto noto della comunità italiana, da 65 anni in Australia, ma originario di Bassano del Grappa: “Sono quasi nato nel club. Questo posto è davvero una seconda casa per me. Ho tanti amici qua e mi piace ancora tornare”. Il suo entusiasmo contagia anche chi è seduto accanto a lui.
Quando Del Pozzo prende la parola per il saluto ufficiale, lo fa con la sua solita ironia: “Siamo pochi, tante cancellazioni, ma ‘semo i meglio’. Mi dispiace per chi è a casa, ma noi questa sera dobbiamo dimenticare i nostri problemi e goderci la festa”. La platea esplode in un applauso.
Centonove anni non sono pochi per un sodalizio che ha visto passare generazioni, mode, governi e crisi economiche.
Il futuro sarà una sfida, con un comitato ridotto a quattro membri e la partecipazione dei giovani che scarseggia, ma la passione resta viva.
“Mi sono innamorato di questo club quando sono arrivato in Australia – ci confida Del Pozzo –, perché eravamo tutti italiani di diverse Regioni: siciliani, piemontesi, veneti. Era proprio un’Italia in miniatura”.
Poi conclude la serata con l’augurio più grande: “Quello di poter continuare”.