Un viaggio che ha fatto la storia, un autentico ‘ponte’ fra due Paesi lontanissimi costruito con un volo straordinario di due personaggi ormai entrati nella leggenda dell’aeronautica non solo italiana: Francesco De Pinedo ed Ernesto Campanelli. L’Ambasciata italiana a Canberra e la Royal Australian Air Force, mercoledì scorso 3 settembre, hanno organizzato, con lo sfondo ideale del Museo dell’Aeronautica Militare di Point Cook, a Melbourne, un evento per celebrare il centenario del volo dall’Italia all’Australia, al Giappone e ritorno, con un piccolo idrovolante dei due pionieri dell’aviazione italiana. 

A coordinare l’evento, il Colonnello Marco Bertoli, addetto militare nella sede diplomatica italiana a Canberra, che ha subito passato la parola per dare il via ufficiale alle celebrazioni al  Royal Australian Air Force Leading Aircraftman Christopher Timoti per il tradizionale rito di benvenuto in Australia ai numerosi ospiti e partecipanti all’appuntamento celebrativo. 

Il Colonnello Bertoli ha poi ‘raccontato’ ai presenti l’impresa, con l’aiuto di una preziosa raccolta di immagini storiche che hanno accompagnato passo per passo con cartine e foto (alcune cortesia dello stesso Museo della RAAF), quelle 370 ore di volo e gli 80 scali che hanno segnato l’eccezionale trasvolata iniziata il 20 aprile del 1925 a Sesto Calende (Varese). A bordo dell’idrovolante SIAI S.16 Ter, prodotto dalla Società Idrovolanti Alta Italia, il pilota Francesco De Pinedo, napoletano ‘verace’ che ha subito dato, con un pizzico di amore per la sua terra e scaramanzia, al biplano ‘Savoia’ il soprannome Gennariello, in onore di San Gennaro patrono di Napoli, e il tenente motorista, Ernesto Campanelli. Noto per essere uno dei migliori motoristi della Regia Aeronautica, Campanelli aveva già volato con De Pinedo durante la Prima guerra mondiale ed era stato il suo motorista nel volo Roma-Amsterdam compiuto l’anno precedente.

Un’impresa quella dei due aviatori italiani, come ha fatto osservare il Colonnello Bertoli nella sua dettagliata presentazione (alla quale hanno fatto seguito gli interventi dell’incaricato d’Affari dell’Ambasciata italiana, Roberto Rizzo, in rappresentanza dell’Ambasciatore Paolo Crudele, dell’onorevole Nicola Carè, deputato del Parlamento italiano; del Generale Silvano Frigerio, comandante del Comando Operativo dell’Aeronautica Italiana (brevemente in Australia proprio per le celebrazioni di questo centenario) e del vice Capo della Royal Australian Air Force, Marshall Harvey Reynolds), nata dal coraggio, dallo spirito di avventura, dalla genialità dei pionieri dell’aviazione italiana, ma anche dallo spirito di collaborazione e amicizia che ha da sempre legato i due Paesi. Entrambi fondati su valori condivisi di rispetto reciproco e impegno per la pace, continuano oggi a collaborare con sempre maggiore regolarità in un’area che sta diventando strategicamente sempre più importante. Ma questo è il presente e il volo di De Pinedo e Campanelli è stato un po’ l’inizio di tutto questo.

Prima di iniziare il ‘racconto’ dello storico primo viaggio di ritorno dall’Europa all’Indo-Pacifico compiuto con un velivolo di serie, il Colonnello Bertoli ha fatto osservare che, purtroppo, a causa delle condizioni meteorologiche la cerimonia ha dovuto fare a meno di un tocco di spettacolarità in più con il previsto volo di un aereo molto antico, dell’epoca di De Pinedo, che avrebbe dovuto fare da prologo alla parte ufficiale del programma con il ricevimento all’interno del Museo.

Francesco de Pinedo nacque il 16 febbraio del 1890 a Napoli, entrò nell’Accademia Navale nel 1908 e ottenne la commissione come ufficiale nella Marina Italiana, partecipò alla guerra Italo-Turca e alla Prima Guerra Mondiale e nel 1923 passò all’Aeronautica Regia con il grado di tenente. Fu in cabina di pilotaggio che ottenne i suoi maggiori successi, come i voli dall’Italia ai Paesi Bassi nel 1918 e dall’Italia alla Turchia nel 1921. Quindi l’impresa che oggi celebriamo – ha proseguito Bertoli –, a cui ha fatto seguito il famoso volo intercontinentale che lo portò dall’Italia all’Africa, Caraibi, America del Sud e Nord, quindi di ritorno in Europa. Raggiunse il rango di generale di divisione, servì anche all’estero e si ritirò negli anni ‘30. Morì il 10 settembre 1933 a Brooklyn, New York, durante il tentativo di decollo per un altro audace volo.

Ricevette numerose decorazioni italiane e internazionali, tra cui il Cavalierato, la Croce di Volo degli Stati Uniti, la Croce di Guerra francese e oggi numerose scuole di volo e associazioni in Italia e all’estero portano il suo nome. Presenti in questa occasione i rappresentanti dell’Associazione dell’Arma Aeronautica di Melbourne che porta il suo nome, guidati dal presidente Giuseppe Anfuso.

Il Tenente Campanelli nacque invece a Nuoro, in Sardegna, il 18 luglio del 1891. Anch’egli iniziò nella Marina Italiana prima di passare all’Aeronautica dopo la Prima guerra. Come tecnico di bordo fece parte di alcuni dei voli a lungo raggio più ambiziosi dell’epoca, al fianco di De Pinedo. Una breve nota anche sul velivolo scelto per questo straordinario volo: un S.16 Ter, idrovolante da ricognizione militare, considerato l’idrovolante di serie più riuscito degli anni ‘10 – ali in legno rivestite di tela, scafo di legno, con elica in legno a quattro pale.

Gli aviatori italiani hanno fatto scalo in Grecia, Medio Oriente, India, Thailandia, poi giù verso la Malesia e l’Indonesia sorvolando oceani e affrontando tempeste, monsoni e tappe non prive di difficoltà e imprevisti. Poi un successo nel successo con la circumnavigazione del continente australiano, toccando tutte le principali città. “Ad ogni scalo – ha sottolineato il Colonnello Bertoli –, il volo fu accolto con grande onore dalle autorità civili e militari e con entusiasmo dalle folle”.

Uno degli eventi più significativi fu proprio a Melbourne, con l’arrivo a St Kilda, il 9 giugno, dopo un viaggio extra di 233mila chilometri, 50 giorni e 160 ore di volo. Quel giorno più di 20mila persone si radunarono per festeggiare l’arrivo, tra loro molti italiani immigrati in Australia che orgogliosamente celebrarono il successo dei loro connazionali. L’allora primo ministro australiano Stanley Bruce dichiarò: “Vi diamo il benvenuto nel nostro Paese, il vostro successo contribuirà a rafforzare l’amicizia esistente tra Italia e Australia”. 

Dopo St Kilda, l’idrovolante fu sottoposto a manutenzione proprio nella base che ha ospitato l’evento: “Il supporto della Royal Australian Air Force  fu infatti fondamentale per il successo del volo”. L’impresa proseguì quindi verso Sydney, Brisbane, Townsville, poi Tokyo e infine il ritorno in Europa, con arrivo sul Tevere il 7 novembre 1925. 

Questo volo stabilì nuovi record di distanza e resistenza. Fu un simbolo del coraggio umano, della maestria tecnica e dello spirito pionieristico dell’aviazione italiana, rafforzando il legame tra i popoli e le Forze Armate di Italia e Australia.

Punti questi sottolineati nel suo intervento anche da Roberto Rizzo che ha ricordato che a quel tempo i piloti erano davvero qualcosa di speciale, una specie di divi dell’epoca che con il loro coraggio e la loro determinazione, dimostrata una volta di più con quella straordinaria ‘missione’, hanno davvero aperto una nuova pagina nella cooperazione tra l’Italia e l’Australia. Il supporto che De Pinedo e Campanelli hanno ricevuto dalla RAAF “è stata forse la prima testimonianza di una relazione militare tra le Forze armate dei due Paesi”, culminata lo scorso anno con la partecipazione di più di 20 velivoli dell’Aeronautica Militare italiana nelle esercitazioni Pitch Black a Darwin. Lo scorso anno, ha ricordato Rizzo, si sono celebrati anche i 75 anni delle relazioni diplomatiche fra due nazioni che stanno aumentando i loro legami e la loro cooperazione sia in campo civile che militare. 

Riconosciuto dal diplomatico anche il ruolo-chiave nei rapporti tra i due Paesi che continuano a svolgere le Associazioni, anche d’Arma come quelle presenti alla cerimonia e la comunità italiana in generale. 

Dedizione, coraggio, visione, cooperazione, amicizia che quello storico volo rappresenta, e che continuano oggi nei rapporti tra i due Paesi, sono stati ricordati sia dall’onorevole Nicola Carè, che dal Generale Silvano Frigerio e dal vice Capo dell’Aeronautica australiana Harvey Reynolds.  Ha fatto seguito una breve cerimonia con il ‘regalo’ fatto alla RAAF per ricordare lo storico evento dall’Associazione d’Arma Francesco De Pinedo tramite il suo presidente Anfuso, che ha ricordato nel suo intervento che proprio nella base RAAF di Point Cook sono stati condotti i lavori di revisione manutenzione dell’aereo Savoia di De Pinedo e Campanelli unendo simbolicamente per sempre la base a questa impresa. Un simbolo quindi di amicizia che l’evento ha ricordato e valorizzato.

 “Questo centenario – ha detto il generale Frigerio subito dopo la chiusura della parte ufficiale delle celebrazioni –, per noi rappresenta un significativo evento per la storia della nostra Forza Armata, che solo due anni fa ha celebrato il suo centenario. Quindi vogliamo continuare a mantenere i legami con il passato anche attraverso queste ricorrenze che testimoniano quanto l’aviazione italiana ha fatto anche agli albori della sua storia”.