ROMA - La candidata del campo progressista Silvia Salis è la nuova sindaca di Genova. La conferma ufficiale è arrivata dai dati diffusi dal ministero dell’Interno al termine dello scrutinio nelle 653 sezioni delle elezioni amministrative: la coalizione centrosinistra-M5s vince al primo turno con 124.720 voti pari al 51,48% del totale sulla coalizione di centrodestra guidata dal candidato sindaco Pietro Piciocchi con 107.091 voti pari al 44,20%. Per essere eletti al primo turno era necessario ottenere almeno la maggioranza assoluta (50%+1) dei voti validi.
Sono stati 249.115 i votanti alle elezioni comunali a Genova, 242.260 i voti validi, 2.207 le schede bianche, 4.569 le schede nulle, 12 i voti nulli e 67 i voti contestati. Il terzo candidato più votato è stato Mattia Crucioli, sostenuto dalla lista Uniti per la Costituzione all’1,45% con 3.502 voti, seguito da Antonella Marras (Sinistra Alternativa) all’1,29% con 3.131 voti, Francesco Toscano (Democrazia Sovrana e Popolare) allo 0,79% con 1.917 voti, Raffaella Gualco (Genova Unita) allo 0,52% con 1.248 voti e Cinzia Ronzitti (Partito Comunista dei Lavoratori) allo 0,27% con 651 voti.
Ravenna era in conto, ma Genova mica tanto. E infatti è stata la città ligure a dare la cifra della tornata elettorale. Anche perché, fra i quattro capoluoghi al voto, era l’unico reduce da una giunta di centrodestra e l’unico in cui entrambe le coalizioni si sono presentate unite.
“È una vittoria importante - ha detto Salis - che arriva nonostante una campagna in cui ho dovuto fronteggiare anche situazioni non piacevoli. Si partiva da un risultato negativo dell’amministrazione uscente, che alle Regionali aveva ricevuto una sonora bocciatura. Un cambiamento era auspicato, la città lo chiedeva e il senso di unità che abbiamo saputo dare con la giusta coalizione ha convinto l’elettorato”.
Così, la vittoria della candidata del campo largo Silvia Salis, 39 anni, “civica”, già campionessa di atletica e vicepresidente uscente del Coni, proposta a sorpresa dal Pd ligure, già al primo turno ha dato il via ai festeggiamenti dei partiti che si oppongono al governo Meloni. Lo sguardo è alle politiche del 2027. Il centrosinistra si è quindi confermato alla guida di Ravenna, è tornato al governo a Genova ed è in vantaggio a Matera e a Taranto, che vanno al ballottaggio. “Ormai è chiaro - ha commentato la segretaria Pd Elly Schlein -: il centrodestra esulta per i sondaggi; noi vinciamo le elezioni”. Ma i partiti di governo puntano alla rimonta nel secondo turno. “Si tratta di una tornata amministrativa a cui è improbabile tentare di dare una lettura nazionale - è stata la replica del responsabile organizzazione di Fdi, Giovanni Donzelli -. Il centrodestra cresce e continua a prevalere diffusamente”.
Ha tenuto l’affluenza: nei 126 Comuni al voto, la percentuale media è stata del 56,29%, contro il 56,32% della tornata precedente. Un dato che le forze politiche hanno interrogato in cerca di segnali per i referendum dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, che saranno validi solo se andrà al voto il 50% degli elettori. “Lascia ben sperare”, ha detto Riccardo Magi, segretario di Più Europa e del comitato promotore del quesito sulla cittadinanza.
A Taranto andrà al ballottaggio Piero Bitetti, sostenuto da Pd e Avs, che è ben oltre il 35%: a sfidarlo sarà o Luca Lazzaro, sostenuto da Fdi e Fi, o il civico Francesco Tacente (che ha supporter nella Lega), entrambi sopra il 20%. A Matera, il consigliere regionale Pd, Roberto Cifarelli, è molto sopra il 40%, mentre Antonio Nicoletti, che è sostenuto da Fdi e Fi, è al 37%.
La partita fra le opposizioni torna a giocarsi sulla dimensione del campo largo. Non a caso, il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ha puntato sul profilo civico della neo sindaca di Genova, Salis: “La sua vittoria è la dimostrazione che progetti nati dal basso e inclusivi delle proposte della società civile sono percepiti dai cittadini come meritori di fiducia”. Mentre Schlein ha ribadito: “Essere testardamente unitari non è una tesi o un dibattito politologico, ma un dato oggettivo: uniti si vince”.
Questa volta non è stato così ovunque: la coalizione si è presentata al completo a Genova e a Ravenna, mentre il M5s è andato da solo (senza arrivare ai ballottaggi) a Taranto, con Annagrazia Angolano, e a Matera, col sindaco uscente Domenico Bennardi. Il presidente di Iv, Matteo Renzi, ne ha approfittato per una stoccata a Conte: “Se il centrosinistra non mette i veti, succede che vince”, ha detto riferendosi al voto di ottobre, quando il M5s non ha voluto Iv in coalizione nella sfida del governatore, poi vinta sul filo dal candidato di centrodestra, Marco Bucci, contro quello di centrosinistra Andrea Orlando. Dichiarazione timidamente unitaria anche dal segretario di Azione, Carlo Calenda: “Quando si presentano candidati riformisti, concreti e competenti, il consenso arriva”. I leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, guardano già alle Politiche: “La destra si può battere, Giorgia Meloni è minoranza nel Paese. Noi, che siamo testardamente unitari, continueremo a batterci perché dopo Genova si possa liberare presto l’Italia”. Dall’altra parte, la parola d’ordine è minimizzare, respingere ogni lettura “nazionale” o l’idea di un campanello d’allarme. Ma all’interno del governo e della maggioranza brucia aver perso al primo turno a Genova, dove più di un leader si era sbilanciato su una vittoria senza ballottaggio. Un bilancio negativo, nei quattro capoluoghi al voto, in cui entra anche la sconfitta a Ravenna, meno sorprendente in quanto roccaforte rossa, e in cui vanno considerati anche i risultati parziali di Taranto e Matera, perché nemmeno là è andata come si sperava nel centrodestra.
Dunque, ora il centrosinistra amministra, al netto dell’ultima tornata elettorale, 57 capoluoghi; il centrodestra – 40. Le città si stanno dimostrando, nel complesso, il campo più favorevole a quei partiti che ora sono all’opposizione a livello nazionale, mentre il centrodestra ha vinto le elezioni politiche e domina le Regionali con 14 governatori espressi su 20. Il centrosinistra, con diversi assetti, consolida la supremazia nelle città, dopo aver ripreso capoluoghi come Verona e Vicenza, e città simbolo come Perugia, nonché difeso varie roccaforti, da ultima Ravenna. Amministrano 59 città, se si contano anche gli ultimi risultati di Genova e Ravenna. E in queste 59 città ci sono le quattro più grandi del Paese: Roma, Milano, Napoli e Torino. I partiti di centrodestra si confermano invece più radicati nei piccoli Comuni. Per Fdi e Lega questa tendenza è decisamente marcata: mantenendo una media rispettivamente di oltre il 32% e del 12,5% nei piccoli centri. Le Regionali più recenti sono quelle del 17 e 18 novembre 2024, in cui il centrosinistra si è confermato alla guida dell’Emilia-Romagna grazie alla vittoria di Michele de Pascale, e ha strappato l’Umbria al centrodestra con il successo di Stefania Proietti. Il 28 ottobre 2024 c’era stata la vittoria di Marco Bucci in Liguria, seguita alla riconferma di Alberto Cirio (Fi) in Piemonte di giugno. Sempre in precedenza, il successo del centrodestra con la rielezione di Vito Bardi in Basilicata. E la riconferma di Marco Marsilio alla guida dell’Abruzzo (marzo 2024) nonché di Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei, appoggiato anche da Fdi e Lega).
Sempre nel 2024 (febbraio) il centrosinistra ha strappato la Sardegna al centrodestra con la pentastellata Alessandra Todde. Maurizio Fugatti (Lega) governa in Trentino dall’ottobre 2023. Prima erano arrivate la vittoria di Francesco Roberti (Forza Italia) in Molise, nel mese di giugno, la riconferma di Massimiliano Fedriga (Lega) in Friuli-Venezia Giulia ad aprile e quella di Attilio Fontana (Lega) in Lombardia a febbraio. Sempre nel febbraio 2023 la corsa nel Lazio è stata vinta da Francesco Rocca (indipendente di destra).
L’anno precedente il centrodestra aveva vinto le Politiche a livello nazionale e l’unico appuntamento regionale, in Sicilia, conquistata da Renato Schifani, di Forza Italia. Nel 2021, dopo la scomparsa prematura di Jole Santelli, il centrodestra è rimasto al comando anche in Calabria con Roberto Occhiuto. Al centrodestra anche la guida delle Marche con Francesco Acquaroli e del Veneto, con Luca Zaia.