ROMA – Oggi il Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie) è stato convocato in audizione dalla commissione parlamentare che si occupa della conversione in legge del recente decreto sulla cittadinanza italiana.  

L’organo consultivo ha espresso forti riserve, definendo incostituzionale il taglio al diritto di trasmissione della cittadinanza ai figli diretti dei cittadini italiani nati all’estero. 

Il consigliere del Cgie Mariano Gazzola, tornato settimana scorsa a Buenos Aires, in dialogo con Il Globo ha dichiarato: “È un decreto che è stato confezionato nel più assoluto segreto. Puntiamo a un intervento correttivo. Siamo convinti che passerà una legge, ma con modifiche. È difficile, però c’è poco margine rispetto alla maggioranza nelle Camere”. 

Il parere del Consiglio è obbligatorio per legge per qualsiasi atto normativo che coinvolga la comunità italiana all’estero. Tuttavia, il decreto è stato confezionato senza che il Cgie fosse ascoltato. Il parere è stato richiesto soltanto in un secondo momento, quando il disegno di legge di conversione era già all’esame della Commissione. 

Tra le proposte avanzate dal Cgie, c’è quella di sostituire la limitazione attualmente prevista con l’introduzione di un requisito linguistico: i richiedenti dovrebbero dimostrare una buona conoscenza della lingua italiana per poter ottenere la cittadinanza. 

Il decreto, inoltre, non chiarisce i cambiamenti amministrativi legati alla creazione di un nuovo ufficio a Roma, che dovrebbe centralizzare la gestione di tutte le pratiche di cittadinanza. Un punto che solleva ulteriori dubbi sulla reale efficacia e trasparenza del provvedimento. 

Nel frattempo, si attende la presentazione in Parlamento di un altro disegno di legge, con cui il governo intende riconoscere la cittadinanza italiana ai discendenti di italiani che abbiano risieduto per almeno due anni consecutivi nel Paese.