SANTIAGO DEL CILE – Con una decisione storica verso la verità e la giustizia, il governo cileno, sotto la guida del presidente Gabriel Boric, ha iniziato la consegna di migliaia di archivi riservati ai familiari delle vittime della dittatura militare di Augusto Pinochet (1973-1990).

L’annuncio del governo cileno rappresenta una pietra miliare nella lotta per la memoria. Per la prima volta, i familiari dei desaparecidos potranno accedere a questo tipo di documentazione.

Contestualmente, lo Stato ha annunciato la creazione di una banca pubblica del Dna, un’iniziativa cruciale per l’identificazione dei desaparecidos.

La consegna dei cosiddetti “dossier di qualificazione” rappresenta un atto di profondo significato per una nazione che ha ancora molti debiti con i familiari dei desaparecidos e che continua a convivere con l’eredità economica e politica di quella dittatura.

Questi documenti, che includono testimonianze, perizie, dati personali e risoluzioni amministrative raccolte dalla Commissione nazionale di verità e riconciliazione (Commissione Rettig) e dalla Corporazione nazionale per la riparazione e la riconciliazione, costituiscono un patrimonio inestimabile. Finora, queste informazioni erano rimaste riservate.

UN IMPEGNO PER LA VERITÀ

Il presidente Boric, visibilmente commosso durante l’evento, ha sottolineato il significato di questo momento: “Fin da piccolo ho sempre provato una profonda ammirazione per le associazioni di familiari di detenuti scomparsi e dei giustiziati politici. La loro lotta instancabile per la verità e la giustizia, per ricordare una realtà scomoda che alcuni preferirebbero dimenticare e altri non esitano a giustificare, mi ricorda ciò che è davvero importante”.

”È stato lo Stato a farli sparire, è lo Stato che deve cercarli e dare risposte”, ha dichiarato Boric, in riferimento alle oltre 1.100 persone scomparse durante la dittatura, a cui si aggiungono 3.200 assassinati dai militari, i cui corpi sono stati ritrovati. 

Sebbene alcuni critici possano considerare questa consegna un mero gesto simbolico, Boric è stato chiaro: “Un Paese si ricostruisce proprio a partire dai simboli, perché questi cambiano la realtà, e la garanzia del Nunca más (‘Mai più’, il motto del ritorno alla democrazia in America Latina, ndr) richiede prima di tutto la conoscenza della verità. La giustizia senza privilegi e la verità senza scuse non sono mai una provocazione”.

ACCESSO ALL’INFORMAZIONE E UNA BANCA DEL DNA

I familiari delle vittime di sparizione forzata ed esecuzione politica potranno richiedere una copia di queste cartelle a partire da lunedì, attraverso un modulo elettronico sul sito del ministero della Giustizia e dei Diritti Umani (http://derechoshumanos.gob.cl) oppure fisicamente presso gli uffici del Programma per i diritti umani (Pdh) e le sedi regionali del ministero della Giustizia.

Oltre alla consegna degli archivi, la notizia della creazione di una banca pubblica del Dna aggiunge un elemento essenziale a questo processo di riparazione e memoria.

Sebbene i dettagli sull’attuazione non siano ancora stati divulgati, questa iniziativa è cruciale per l’identificazione dei corpi dei desaparecidos, come avvenuto in Argentina, e offre una speranza concreta alle famiglie che cercano ancora risposte sulla sorte dei propri cari. La banca genetica permetterà l’incrocio dei dati e potrebbe finalmente chiudere ferite aperte da decenni.

La dittatura di Pinochet, durata 17 anni, si è caratterizzata per una brutale repressione politica da parte di organismi come la Dina (agenzia di intelligence sul modello della Gestapo nazista), con un bilancio di 3.200 persone uccise, 1.162 desaparecidos, oltre 28mila oppositori torturati e 200mila cittadini esiliati.

Secondo i registri dell’Osservatorio per la giustizia transizionale, in oltre il 70% dei casi di esecuzioni o sparizioni non c’è stata giustizia, né verità né riparazione.

La consegna di questi documenti e la creazione della banca dati genetica rappresentano passi fondamentali per guarire le profonde ferite che ancora oggi segnano la società cilena.