DAMASCO - Rimbalza dalla Siria la notizia del possibile ritrovamento dei resti di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano scomparso il 29 luglio 2013 nel nord del Paese, in un’area allora controllata dallo Stato Islamico.  

Secondo quanto riferito dal settimanale Oggi, un corpo in abiti religiosi è stato scoperto in una fossa comune nei pressi di Raqqa, ma l’identità del cadavere è per il momento tutt’altro che certa. 

A chiarire i contorni dell’annuncio è monsignor Antranig Ayvazian, vescovo armeno-cattolico di Qamishlie, che ha raccontato di aver ricevuto la segnalazione da un parroco caldeo della regione, sulla base di informazioni fornite da un giornalista musulmano. Il vescovo ha poi trasmesso il nome della fonte all’ambasciata d’Italia e alla nunziatura apostolica, ribadendo: “Dobbiamo ancora accertare la realtà di questa scoperta. Mi metterò in contatto con il generale curdo Mazloum Abdi”. 

Monsignor Ayvazian ha anche ribadito quanto già sostenuto anni fa, ovvero che padre Dall’Oglio sarebbe stato ucciso da un comandante dell’Isis, Al Amir abu al Aynayn, che avrebbe confessato il delitto nel 2014 a fonti dei servizi britannici, notizia all’epoca ripresa anche dal Guardian e da un giornale arabo pubblicato a Londra. 

Sul fronte del Vaticano, il nunzio apostolico in Siria, il cardinale Mario Zenari, mantiene cautela e preferisce non commentare, mentre è più diretta Francesca Dall’Oglio, sorella del gesuita. “Questa per me non è una notizia vera. Quel corpo non è di mio fratello”, ha dichiarato a caldo, smentendo di fatto l'identificazione. 

Intanto, la Procura di Roma ha delegato ai carabinieri del Ros la verifica della notizia e di eventuali riscontri, mantenendo “massima prudenza”, anche perché in passato segnalazioni simili si sono rivelate infondate a seguito degli esami del Dna. L’indagine sulla scomparsa era stata avviata nel 2013 e archiviata nel 2023, con la ricostruzione che indicava la morte del religioso proprio nell’area di Raqqa. 

Anche la Farnesina si è attivata, con fonti del Ministero degli Esteri che riferiscono che la fossa comune sarebbe stata scoperta da scavatori collegati alle Forze Democratiche Siriane (Sdf). L’ambasciata d’Italia a Damasco è in contatto con il vescovo e le autorità locali, ma si mantiene estrema cautela in attesa di verifiche ufficiali.