ROMA - Il decreto-legge sicurezza è stato convertito in legge con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione in Senato. Il provvedimento-bandiera del centrodestra ha così ottenuto il via libera definitivo con un nuovo voto di fiducia, dopo quello della Camera della scorsa settimana.
La seduta si è svolta in un clima di forte tensione, tra le proteste delle opposizioni. Si è aperta con un sit-in dei parlamentari di Pd, M5S e Avs, che si sono seduti a terra nell’emiciclo, per manifestare la loro netta contrarietà al decreto, definito un “decreto paura” che colpisce il dissenso in varie forme, dalla resistenza passiva in carcere e nei Cpr al reato di blocco stradale. I senatori hanno alzato cartelli con la scritta “Denunciateci tutti”.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha tentato di proseguire i lavori dando la parola al primo iscritto a parlare, Carlo Calenda. “È già accaduto con la presidenza Schifani che fece proseguire la seduta. State comodi, c’è ancora posto ai bordi”, ha detto La Russa tra gli applausi del centrodestra, chiedendo ai manifestanti di non disturbare chi prendeva la parola.
Calenda, leader di Azione, ha risposto: “Non voglio interrompere una protesta pacifica”. La Russa ha quindi sospeso i lavori e convocato i capigruppo.
Ripresa la seduta, la calma non è tornata e si è sfiorata la colluttazione. Durante le dichiarazioni di voto, il senatore Alberto Balboni (FdI), presidente della commissione Affari Costituzionali, ha affermato che grazie alle nuove norme contro le occupazioni abusive “in 48 ore si potrà restituire la casa a chi se l’è vista sottrarre con violenza”. E ha aggiunto: “Capisco che chi propugna la dottrina Salis e mette in Parlamento chi predica le occupazioni abusive preferisca stare dalla parte della criminalità organizzata piuttosto che della povera gente”.
Parole che hanno suscitato proteste e brusii in aula, spingendo la vicepresidente di turno, Anna Rossomando (Pd), a censurare Balboni: “Non è consentito accostare l’opposizione alla criminalità organizzata”.
Poco prima, Balboni aveva anche difeso la norma sulle detenute con figli, sostenendo che “non si tratta di carcere, ma di istituti a custodia attenuata per le madri, dove i bambini stanno meglio che in strada, ridotti in schiavitù a fare l’accattonaggio perché i genitori li vendono alla criminalità organizzata”.
Dopo essere stato richiamato, Balboni ha chiesto scusa “se qualcuno si è sentito offeso”, ma ha poi rincarato la dose: “Si può parlare solo quando si dicono cose che gradisce il Pd. Le rivolte nelle carceri sono manovrate dalla mafia che vuole l’abrogazione dell’articolo 41 bis”, ha dichiarato, aggiungendo che “se tra destra e sinistra c’è una differenza, è questa: mentre voi andavate a trovare terroristi e mafiosi per il 41 bis, noi eravamo in quest’aula a difenderlo”.
Le sue parole hanno riacceso gli animi dei senatori di opposizione, alcuni dei quali si sono avvicinati al suo scranno, venendo fermati dai commessi, e la vicepresidente Rossomando ha nuovamente censurato l’intervento di Balboni.
Il voto finale sul decreto è avvenuto in un clima di alta tensione, tra gli applausi del centrodestra e le accese proteste dell’opposizione.