BERLINO - Un tema domina ormai da tempo il dibattito politico in Europa: l’immigrazione. E la Germania non fa eccezione.

Dieci anni dopo la generosa decisione di aprire i confini a un milione di rifugiati siriani, presa dall’allora cancelliera Angela Merkel, a Berlino il vento è decisamente cambiato. E a dettare l’agenda politica è anche qui la spinta a chiuderle le frontiere, non prima di avere cacciato chi non avrebbe avuto diritto di varcarle. 

Da quando è stata ufficialmente annunciata la data delle nuove elezioni, il 23 febbraio, il linguaggio e i contenuti che un tempo erano prerogativa dell’estrema destra e di Alternativa per la Germania (AfD) hanno fatto breccia. 

Il leader della Cdu e candidato cancelliere dei conservatori, Friedrich Merz, ha preparato cinque proposte di legge in cui si parla esplicitamente di respingimenti alle frontiere, arresti più facili, espulsioni e rimpatri. E ha chiarito di essere disponibile ad accogliere tutto il sostegno possibile in parlamento, incluso quello dell’AfD. 

Nonostante Merz continui a ripetere che non accetterà mai di stringere un’alleanza di governo con il partito di estrema destra guidato da Alice Weidel, il cordone sanitario attorno all’AfD sembra via via allentarsi. A dispetto dello sdegno per le posizioni negazioniste di Alternativa per la Germania, a cui ha indirettamente fatto riferimento il presidente Frank-Walter Steinmeier nel ricordare la Shoah quale “parte integrante della storia e dell’identità della Germania”. 

Di là dallo scontro su temi e valori, il dibattito parlamentare rischia di essere pesantemente condizionato anche da fattori esterni: fake news e campagne propagandistiche in rete, orchestrate da attori stranieri. Gli attacchi, ha avvertito il settimanale Der Spiegel, provengono non solo dalla Russia, ma anche dagli Stati Uniti. 

L’immagine di “parlamentari dell’AfD che esultano e sorridono sarà insopportabile”, ma “una decisione corretta non diventa sbagliata solo perché le persone sbagliate sono d’accordo, rimane giusta”, si è difeso Merz davanti al Bundestag. La sua proposta per inasprire le norme su immigrazione e sicurezza è arrivata dopo che, la settimana scorsa, un richiedente asilo afghano ha accoltellato a morte ucciso due persone, fra cui un bimbo di due anni, in Baviera. 

Ma non è una questione di ottica, bensì di sostanza quella che pone il cancelliere uscente Olof Scholz. “Dalla fondazione della Repubblica Federale Tedesca, oltre 75 anni fa, c’è sempre stato un chiaro consenso tra tutti i democratici in parlamento: non facciamo causa comune con l’estrema destra”, ha detto Scholz parlando anch’egli ai parlamentari della Camera bassa. 

La Cdu (Unione Cristiano-Democratica), ha proseguito, non può accettare il sostegno di “coloro che combattono la nostra democrazia, che disprezzano l’Europa unita e che da anni stanno avvelenando il clima nel nostro Paese. Sarebbe un grave errore, un errore imperdonabile”. 

Un richiamo alla storia e a come la Germania abbia saputo costruire pace e democrazia ricusando il nazismo è stato fatto anche dal presidente Steinmeier nel celebrare la Giornata della Memoria. “La nostra democrazia è la risposta alla follia razziale e al nazionalismo” e questi sono principi inviolabili”, ha ammonito, “spetta a noi preservare ciò che abbiamo raggiunto e proteggere la nostra democrazia. Non torniamo ai tempi bui”. 

In questo clima, aggravato da una situazione economica non proprio rosea - il governo Scholz ha dovuto rivedere oggi al ribasso le stime di crescita e annunciare un risicato più 0,3% - i sondaggi continuano a dare la Cdu e gli alleati bavaresi della Csu (Unione Cristiano-Sociale in Baviera) in testa nei sondaggi, con un 30%. 

Secondo uno studio pubblicato oggi dall’Economist, la Cdu/Csu avrebbe tra 178 e 273 dei 630 seggi in palio alle elezioni politiche. Con il 20% di cui è accreditata, l’AfD raddoppierebbe la sua presenza al Bundestag a circa 154 seggi, l’Spd con il 17% ne avrebbe 120, i Verdi con il 14% potrebbero attestarsi intorno a 104. Vi è poi l’incognita dei partiti più piccoli, che potrebbero non superare la soglia del 5%. Come la Linke, i liberal democratici dell’Fdp e l’alleanza di Sahra Wagenknecht Bsw. 

I numeri di oggi potrebbero però non essere gli stessi della sera del 23 febbraio.

Conteranno le decisioni politiche, la cronaca, ma anche i social media: “La campagna elettorale tedesca è diventata una calamita per le fake news e la propaganda generata dall’intelligenza artificiale, con attori stranieri che cercano di rafforzare la destra”, ha lanciato l’allarme Der Spiegel sul suo sito oggi. “Gli attacchi stanno diventando sempre più sofisticati e non provengono più solo dalla Russia, ma anche dagli Stati Uniti”, avverte. 

Accade dunque, per esempio, che sulla rete giri con insistenza la notizia, falsa, che il cancelliere Scholz avrebbe avuto una villa multimilionaria sulle colline di Hollywood, distrutta dai recenti incendi. O che vi sarebbero attentati in preparazione in vista dell’appuntamento elettorale. 

La propaganda pro-estrema destra passa dalla rete non solo di nascosto, e ha un auspice di prima grandezza: Elon Musk. Il 28 dicembre, l’edizione domenicale del lettissimo Die Welt - la Welt am Sonntag - ha pubblicato un articolo del patron di X che invitava a votare Alternativa per la Germania, tra lo sconcerto di molti osservatori per la scelta del gruppo editoriale Axel Springer di dare voce a posizioni filo-AfD. 

Musk “è diventato un nuovo grande distributore di disinformazione. Di recente ha trasmesso in diretta streaming una bizzarra discussione su X con Alice Weidel”, ha ricordato Der Spiegel, e “ha usato X per diffondere teorie complottiste per aumentare le fortune dei partiti populisti di destra e degli estremisti di destra in tutto il mondo”. Amara la conclusione di Der Spiegel: “Le menzogne si sono fatte strada nella campagna tedesca. Quanto in profondità penetrerà il veleno?”.