OTTAWA - Re Carlo III lancia un monito a Trump, senza citarlo mai, e lo fa dal parlamento canadese dove ha tenuto un discorso per l’apertura della legislatura. Il Primo Ministro Mark Carney ha invitato il 76enne monarca britannico, capo di Stato canadese, nella capitale, accompagnato dalla Regina Camilla. Fin dalle prime ore del mattino, migliaia di persone si sono radunate lungo il percorso della parata per avere la possibilità di vedere il Re. L’atmosfera era festosa, con persone che sventolavano bandiere canadesi.  

Una visita che il Canada - membro del Commonwealth rimasto legato alla monarchia di casa Windsor da un vincolo istituzionale che, seppur simbolico, rende tuttora il sovrano erede dell’ex impero britannico capo di Stato del Paese - attendeva con impazienza: come conferma del sostegno che il figlio di Elisabetta II non ha mancato di rimarcare a più riprese negli ultimi tempi a fronte delle pressioni esercitate dagli Usa di Donald Trump e delle insistite provocazioni del leader della Casa Bianca su una possibile futura annessione del grande vicino come 51° Stato degli Usa. 

Una polemica che Carlo si guarda bene dal commentare direttamente, in nome della sua formale neutralità rispetto alla politica e per non irritare l’alleato di Washington, ma che fa chiaramente da sfondo all’agenda del viaggio: suggellata dalla partecipazione del monarca alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo Parlamento canadese uscito dalle recenti elezioni. 

Un’elezione vinta dal Partito Liberale di Mark Carney, ex governatore della Bank of England, per anni di casa a Londra, divenuto ora primo ministro in patria dopo aver cavalcato la diffusa ostilità dei canadesi alle pretese di Trump.  

Nella cerimonia re Carlo ha letto il tradizionale Discorso del Trono, elencando il programma del nuovo governo. Una tradizione affidata di norma al Governatore generale, alto funzionario canadese che fa le veci del monarca come capo di Stato di fatto, ma che nel contesto attuale il re 76enne - pur ancora alle prese con le terapie del cancro diagnosticatogli a inizio 2024 - ha voluto assumersi di persona, evidentemente d’accordo con il governo Carney e con quello britannico di Keir Starmer: come fatto l’ultima volta da sua madre Elisabetta nel lontano 1977. 

“Democrazia, pluralismo, stato di diritto, autodeterminazione e libertà sono valori cari ai canadesi e che il Governo è determinato a proteggere”, ha dichiarato Carlo, aggiungendo che il Canada si trova ad affrontare un “momento critico”.  

Il re non ha mai commentato pubblicamente le ripetute dichiarazioni di Trump sulla possibilità di rendere il Canada il 51° Stato degli Stati Uniti, ma il suo linguaggio è stato attentamente monitorato per qualsiasi riferimento. Sebbene il discorso sia stato letto dal re come se fosse stato scritto da lui stesso, in realtà è stato scritto dall’ufficio del primo ministro per definire le priorità del governo per “rafforzare il Canada” e come intende raggiungerle. 

“Il sistema di libero scambio globale che, pur non essendo perfetto, ha contribuito a garantire prosperità ai canadesi per decenni, sta cambiando. Anche le relazioni del Canada con i partner stanno cambiando”, ha affermato Carlo. “Dobbiamo essere lucidi: il mondo è un posto più pericoloso e incerto che in qualsiasi altro momento dalla Seconda Guerra Mondiale. Il Canada sta affrontando sfide senza precedenti nella nostra vita”. 

Il cosiddetto “discorso del trono” è stato pronunciato al Senato, un’ex stazione ferroviaria riconvertita, perché il Parlamento è in fase di importanti lavori di ristrutturazione. In termini diplomatici, il discorso ha riaffermato la sovranità del Canada, che Trump ha ripetutamente minacciato. 

Carney, un tecnocrate senza alcuna precedente esperienza politica, ha promesso di supervisionare la più grande trasformazione dell’economia canadese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, per consentirle di “reggere il confronto” con Trump.