MOSCA - L'attivista russo Oleg Orlov, 70 anni, è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere per avere "screditato" le forze armate russe essendosi espresso contro la guerra in Ucraina.
Il 70enne dissidente è copresidente del Centro Memorial per i diritti umani, chiuso nel febbraio 2022 - poco prima dell'invasione dell'Ucraina - dalla Corte suprema in violazione del diritto di associazione. Da allora molti dei suoi dipendenti sono stati incriminati e costretti a lavorare in semiclandestinità. Sempre nel 2022 Orlov ha ricevuto il premio Nobel per la pace insieme al Centro ucraino per le libertà civili e al difensore dei diritti umani della Bielorussia Ales Bialiatski.
Orlov era già stato multato due volte per picchetti antiguerra ritenuti 'screditanti' nei confronti delle forze armate russe e assolto al termine di un primo processo nell'ottobre 2023. Sottoposto a un secondo processo farsa, non ha voluto partecipare, rifiutandosi di rispondere alle domande e di chiamare testimoni e mostrando una copia de 'Il Processo' di Franz Kafka che con la sua vicenda, ha detto, ha molto in comune.
L'accusa, per la quale è stato riconosciuto colpevole e condannato a due anni e mezzo di carcere, è di "vilipendio reiterato" dell'esercito per il suo articolo "Volevano il fascismo in Russia e l'hanno ottenuto", con le aggravanti di incitamento all'odio e all'ostilità nei confronti del personale militare. "Non mi pento di nulla", aveva affermato alla vigilia della sentenza, sottolineando che pentirsi o ammettere colpevolezza in fronte ai giudici "sarebbe come rinnegare la mia intera vita".
Nato nel 1953 da un ingegnere e una filologa, Orlov ha studiato biologia all'Università statale di Mosca. Fin da giovane si è dedicato all'attivismo, iniziando la sua 'carriera' sociale con volantini contro l'offensiva sovietica in Afghanistan. Alla fine degli anni '80 ha contribuito a far nascere Memorial, Ong volta alla preservazione della memoria di milioni di vittime della repressione sovietica per impedire alla Russia di ripetere gli stessi errori. Parallelamente indagava anche sulle violazioni dei diritti umani nel caos degli anni Novanta. In questo ambito, Orlov è stato osservatore di molti dei conflitti scoppiati con il crollo dell'Urss, tra i quali quelli in Moldavia, Asia centrale e Caucaso.
Particolarmente attivo in Cecenia, nel 1995 si offrì volontario per prendere il posto di quasi 2.000 persone tenute in ostaggio dai separatisti ceceni in un ospedale nel sud-ovest della Russia. Nel 2007 venne nuovamente preso in ostaggio da un gruppo di uomini armati in Inguscezia: insieme ad altri prigionieri, fu picchiato e minacciato di esecuzione in un campo alla periferia della città, poi lasciato a piedi nudi nella neve.