CANBERRA - Approvata giovedì dal Senato, la legge attende un’ultima votazione formale alla Camera dei Rappresentanti per ratificare alcune modifiche minori. Una volta entrata in vigore, entro 12 mesi, la normativa imporrà sanzioni milionarie alle piattaforme che consentano l’accesso ai minori.

La notizia ha fatto il giro del mondo. In Russia, l’agenzia TASS ha sottolineato che piattaforme come Instagram e Facebook, già bandite nel paese come “estremiste”, saranno ora inaccessibili anche per i giovani australiani.

In India, Amar Ujala, uno dei principali quotidiani hindi, ha riportato le preoccupazioni espresse dal senatore dei Verdi David Shoebridge, secondo cui la legge potrebbe danneggiare giovani delle aree rurali e della comunità LGBTQIA+.

Nel Regno Unito, il segretario per la Tecnologia Peter Kyle ha mostrato interesse per la legge australiana, dichiarando alla BBC di essere in contatto con i legislatori per valutarne l’applicabilità nel contesto britannico.

Il quotidiano svizzero Blick ha intervistato il ministro delle Comunicazioni Michelle Rowland, riportando un sondaggio secondo cui il 78% degli svizzeri è favorevole a un divieto simile.

Negli Stati Uniti, testate come CNN e The New York Times hanno definito la legge australiana “la risposta più severa al mondo”. E proprio qui in Australia, esperti come Daniel Angus, professore della Queensland University of Technology, l’hanno criticata come “illogica e disinformata”.

Anche in Europa le opinioni divergono. Con i riflettori puntati sull’Australia, il dibattito sul controllo dei social media per i minori continua a espandersi a livello globale.