TEL AVIV - La Striscia di Gaza continua a essere sotto attacco, con i carri armati israeliani che nei giorni scorsi hanno fatto irruzione per la prima volta nelle aree meridionali e orientali, dove sospettano siano detenuti alcuni degli ostaggi ancora vivi. Tutto mentre, dopo l’ennesimo ordine di evacuazione e nella disperata ricerca di un posto sicuro e di cibo e beni di prima necessità, la popolazione civile si sposta senza sosta.

In una situazione ormai senza speranza, l’Unrwa ha lanciato un nuovo appello per far entrare nel territorio della Striscia gli aiuti umanitari, bloccati fuori dai confini da mesi: “Togliete l’assedio e fate arrivare gli aiuti in modo sicuro e su larga scala”.  All’allarme lanciato da Mohammed Abu Salmiya, direttore dell’ospedale al Shifa di Gaza, secondo cui i neonati di età inferiore a un anno soffrirebbero di carenza di latte, con conseguente “significativa perdita di peso e riduzione delle difese immunitarie, rendendoli vulnerabili alle malattie”, Tel Aviv ha replicato che non ci sarebbe “alcun divieto o restrizione all’ingresso di latte in polvere o alimenti per neonati a Gaza”.

Un’affermazione in contraddizione con la stima del ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, che ha affermato che sarebbero almeno 33 i morti per malnutrizione nelle ultime ore nella Striscia di Gaza, di cui 12 bambini. Una situazione senza precedenti, che viene imputata alla decisione di Israele di sigillare le frontiere di Gaza a partire dal 2 marzo, lasciando senza cibo, acqua potabile, energia elettrica e cure mediche adeguate gli oltre 2 milioni di residenti.

A Gaza al momento starebbero entrando solo i pacchi alimentari distribuiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), che ha sostituito le agenzie Onu in quattro punti in tutta la Striscia. Sarebbe proprio nei pressi di questi punti di distribuzione che, secondo le Nazioni Unite, dal 27 maggio sarebbero state uccise oltre un migliaio di persone.

In un’intervista all’emittente Cnn, Cindy McCain, direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale dell’Onu (Pam/Wfp) ha dichiarato di aver “assistito a una delle peggiori tragedie mai viste finora. Mentre migliaia di persone affamate stavano raggiungendo i convogli del Wfp, l’esercito israeliano ha iniziato ad aprire il fuoco contro la folla”. Le Nazioni Unite, con il supporto di decine Ong operative a Gaza, accusano Israele di aver “privatizzato e militarizzato” gli aiuti umanitari e denunciano “una crisi umanitaria creata ad arte”.

Intanto, le incursioni israeliane non si fermano, con esplosioni che avrebbero colpito le tende di un gruppo di sfollati del campo di al-Shati, a ovest di Gaza City causando, in quello che è ancora un bilancio provvisorio, almeno 16 morti e 25 feriti. Un attacco che arriva a poche ore da quello condotto contro la sede dell’Oms - Organizzazione mondiale della Sanità - e una struttura della Mezzaluna rossa. Un portavoce dell’Oms ha condannato “con la massima fermezza” gli attacchi alla residenza del suo personale a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, così come “i maltrattamenti inflitti a coloro che vi si erano rifugiati e la distruzione del suo magazzino principale”.

Un attacco che, secondo l’Oms “paralizza gli sforzi per sostenere un sistema sanitario già al collasso rendendo la sopravvivenza ancora più difficile per oltre due milioni di persone”. Intervenendo a una conferenza alla Knesset, il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, esponente di ultradestra, ha dichiarato di aver discusso con il capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, il generale Eyal Zamir, dell’annessione della Striscia di Gaza. “Il capo di Stato maggiore ci ha detto che è necessaria un’annessione per motivi di sicurezza, credo davvero che ci sia un’enorme opportunità. Possiamo iniziare dal confine settentrionale e creare qui tre comunità. Ne stiamo già parlando”, ha detto Smotrich.