Quante volte ci si è trovati di fronte a un’opera, un dipinto o una scultura, che sembra muoversi, quasi a venir fuori dalla tela, o a scendere dai piedistalli marmorei? In questa particolare storia, stavolta si tratta però delle montagne, immani, mastodontiche, silenziose, fredde e allo stesso tempo protrettrici di valli, che proprio nelle rappresentazioni di Sarah Tomasetti sembrano quasi vive. Come se respirassero.

Nello studio di Sarah i grandi intonaci, creati in modo da poter essere trasportati per eventuali mostre, fanno da tela e le memorie dei tanti viaggi fanno da ispirazione per la creazione di veri monumenti alla natura. Sarah 

Tomasetti è un’artista di grande prestigio e un’apprezzata docente di Belle Arti presso l’Università RMIT di Melbourne, dove dirige il dipartimento di Pittura. Recentemente ha ottenuto il titolo di Dottoressa in Filosofia delle Belle Arti con una ricerca focalizzata sulle applicazioni contemporanee dell’affresco e di tecniche medievali, come il graffito e la tempera. 

“L’arte dell’affresco è molto fisica e richiede una notevole energia e forza per lavorare su larga scala. Così abbiamo costruito uno studio appositamente progettato con una parete di sette metri di larghezza per gestire i lavori su scala maggiore”, spiega Sarah mentre illustra il processo creativo, dalla preparazione della parete ai tocchi finali. L’affresco è un’antichissima tecnica pittorica, vista già nella civiltà Minoica ben cinquemila anni fa, che si realizza dipingendo con pigmenti generalmente di origine minerale stemperati in acqua su intonaco fresco: in questo modo, una volta che nell’intonaco si sia completato il processo di carbonatazione, il colore ne sarà completamente inglobato, acquistando così particolare resistenza all’acqua e al tempo. Ecco, quindi, si tratta di far realmente ‘respirare’ i materiali che assorbono permanentemente i colori. E proprio nei suoi affreschi, le montagne sembrano ‘venir fuori’ e ‘respirare’: non a caso la sua ultima mostra è intitolata “Breathing Stone” ed esplora il concetto di frescura e il rapporto tra arte e natura.

Le montagne la fanno da padrona nel suo immaginario anche grazie ai viaggi in Italia attraverso le montagne e le tradizioni artistiche, unendo il passato e il presente attraverso l’arte. Non solo, Sarah, nella sua carriera, ha anche approfondito lo studio dell’affresco presso il Laboratorio Tintori a Prato, in Toscana, (conosciuto in passato come Laboratorio per Affresco di Vainella, ndr) un centro di eccellenza per la conservazione e il restauro di affreschi storici. Questo laboratorio è stato fondamentale per comprendere le tecniche che permettono di spostare affreschi da siti esterni ai musei, come avvenuto per il famoso Madonna della Pieve, di Piero della Francesca. Ma, prima di tutto, la ‘folgorazione’ che la ispira in questo percorso: “Il mio interesse per l’arte è nato dalla visita alla Basilica di San Francesco ad Assisi. La sensazione di quel luogo, con la luce e l’atmosfera che lo pervadevano, mi ha ispirato a studiare in profondità la tecnica del fresco”. Assisi, una città infatti che sembra quasi incastonata nella roccia e ‘infinita’, grazie a questo “bianco magnifico”, come dice Sarah. 

E poi l’interesse per le catene montuose, innato in lei, centrale e soprattutto nel sangue per vie delle sue origini: “Quando ero piccola, mia madre, che di lavoro faceva la storica, fece una ricerca sulle origini di famiglia, risalendo quindi al Comune svizzero di Avegno Gordevio - paesino di circa 1500 abitanti del Canton Ticino, nel distretto di Vallemaggia, ndr - e quello fu il mio primo ‘contatto’ con le culture montanare”. 

Primo, ma assolutamente non ultimo contatto con queste culture: lo stimolo creativo di Sarah si amplia anche grazie alle passate esperienze artistiche e ricerche nei territori dell’Himalaya in Tibet e della Nuova Zelanda, esplorando il modo in cui diverse culture percepiscono e rappresentano le montagne: “Esse sono sacre per molte culture, e il loro impatto si riflette nel mio lavoro attraverso la scelta di specifici materiali e processi produttivi”.

La natura è la madre ispirativa dei suoi lavori, ma quando le si chiede quali artisti hanno influenzato maggiormente la sua crescita artistica, Sarah racconta: “Ovviamente Piero Della Francesca e Andrea Mantegna per quanto riguarda quel filone medievale. Ma anche tanta arte proveniente dalla Cina, o India e Tibet. Mentre per quanto riguarda gli artisti contemporanei, sono una grande fan di Julia Ciccarone e l’artista britannica Cornelia Parker per il modo in cui utilizza i materiali”.

Un viaggio nelle ispirazioni passate e contemporanee di Sarah Tomasetti, che per il futuro ha un sogno nel cassetto: “Mi piacerebbe visitare i Poli, l’Antartide o l’Artico, per osservare i ghiacciai e le loro formazioni. I ghiacciai, come le montagne, sono una parte importante del nostro paesaggio e del mio lavoro”. Allora aspettiamo per vedere come Sarah farà ‘respirare’ stavolta i ghiacciai.